“Attack the block” |
Quattro i film in programma da oggi nei prossimi giorni al cineteatro Baretti.
Per PORTOFRANCO questa sera, martedì 12 aprile, alle ore 21 (con replica sabato 16 aprile alle ore 18) è in programma ATTACK THE BLOCK di Joe Cornish [Gran Bretagna • 2011 • 88′].
Il film che tanto è piaciuto al pubblico del Torino Film Festival e vincitore del “Mouse d’oro”.
Nella periferia londinese, un gruppo di ragazzi appartenenti ad una gang giovanile sta derubando l’infermiera Sam quando improvvisamente un oggetto misterioso si schianta su un’automobile vicina. Dai rottami fuoriesce una strana creatura, che i ragazzi uccidono senza problemi, senza sapere che quello è solo l’inizio di un’invasione aliena di vaste proporzioni. I ragazzi iniziano così una battaglia per difendere il loro quartiere popolare dalla minaccia aliena.
Nel prossimo fine settimana è prevista una proiezione in anteprima: sabato 16 aprile 2016, ore 21, alla presenza del regista (con replica domenica 17 aprile, ore 18 e 21) toccherà a ALFREDO BINI, Ospite inatteso un film di Simone Isola, Nastro d’argento 2016 per il miglior documentario sul cinema.
Nella produzione cinematografica italiana il nome di Alfredo Bini occupa un posto non trascurabile, sebbene la sua attività più conosciuta e apprezzata sia circoscritta agli anni ’60. Bini inizia la propria attività proprio nel 1960, fondando la casa di produzione Arco Film e realizzando Il bell’Antonio di Mauro Bolognini, tratto dall’omonimo romanzo di Vitaliano Brancati. Sin da questo primo lavoro emerge la personalità ribelle del produttore, sordo persino ai richiami del Ministro dello Spettacolo Alberto Folchi che tenta di dissuaderlo dall’affrontare un argomento rischioso come quello dell’impotenza maschile. Ma il nome di Alfredo Bini è noto soprattutto per la lunga e intensa collaborazione con Pier Paolo Pasolini, che fa esordire nel 1960 con Accattone e del quale produce tutti i film sino a Edipo re del 1967. Bini difende le sue opera pubblicando nel 1969 un saggio dall’emblematico titolo “Appunti per chi ha il dovere civile, professionale e politico di difendere il cinema italiano”. La parabola umana e professionale di Bini segue le sorti del cinema italiano. Gli ultimi anni sono vissuti nella solitudine e nell’amarezza. Questa è la storia di uno dei nostri produttori più coraggiosi e liberi.
Martedì 19 aprile 2016, ore 21 (con replica sabato 23 aprile 2016, ore 18) torna Portofranco con LA RICOSTRUZIONE di Juan Taratuto [Argentina • 2013 • 93′], proposto in versione originale in spagnolo con sottotitoli.
Eduardo vive in Patagonia. Non ha ancora compiuto cinquant’anni, ma non vuole più contatti con gli altri esseri umani. Ha perso la donna che amava e con lei anche l’interesse per la vita. Una chiamata però cambierà la sua esistenza, il suo ex miglior amico deve operarsi al cuore. Lui dovrà prendersi cura della sua famiglia e del suo negozio finché il suo amico non ritornerà a casa. Sarà un duro banco di prova per Eduardo che lo metterà di fronte ai suoi demoni del passato.
Infine, una fantastica esclusiva: sabato 23 aprile, ore 21, e domenica 24 aprile, ore 18 e 21, in programmazione IL FIORE DEL DESERTO.
Il film racconta la storia di Waris Dirie, una bambina di origine somala nata da una famiglia nomade, il clan Gaalkacyo, tanto che la sua nascita non risulta essere stata registrata in nessun villaggio. Quando, all’età di 13 anni, viene promessa in sposa come quarta moglie di un uomo di settanta anni, decide di scappare e attraversare da sola il deserto alla volta di Mogadiscio. Senza cibo né acqua, con dei semplici sandali infradito cammina sotto al sole cocente del deserto arrivando dalla nonna materna che per nasconderla la spedisce a lavorare come cameriera presso una zia nell’ambasciata Somala a Londra. L’inizio della guerra civile in Somalia richiama in patria l’Ambasciatore e la giovane ragazza si trova da sola per le strade di Londra senza conoscere una parola di inglese. L’amicizia con una giovane donna che lavora come commessa in un negozio, che cerca di diventare ballerina, l’aiuterà a prendere coscienza di sé e della sua situazione, del dramma che ha vissuto, a prendere finalmente in mano la sua vita e a cercare di cambiarla.
Trova lavoro in un fast food e qui viene vista dal popolare fotografo di moda inglese Terry Donaldson che la convince a posare per lui. Ben presto il suo mondo cambia, ma il dramma resta, il ricordo orribile del “giorno che le ha cambiato la vita”, di quando a tre anni è stata mutilata. Attraverso flash back la giovane protagonista, interpretata dalla modella-attrice etiope Liya Kebede, lo spettatore scopre la storia di questa bellissima e dolce ragazza, vivendo con lei la traversata del deserto e l’orrore della mutilazione. E’ un tema importante e soprattutto attuale, che coinvolge tutto il continente africano dove in molti stati è ancora praticato e lentamente, grazie ai flussi migratori, si sta diffondendo anche nei paesi più occidentalizzati dall’Europa all’America. Un atto legalizzato dalla tradizione che da anni la top model Waris Dirie combatte con tutte le sue forze pubblicando oltretutto diversi libri tanto da essere stata nominata da Kofi Annan ambasciatrice Onu per le mutilazioni genitali femminili. Come spiegano i titoli di coda, secondo i dati dell’ONU circa 6 mila bambine ogni giorno subiscono l’infibulazione e poche sopravvivono, perchè o muoiono dissanguate o a causa di infezioni. “Desert Flower” è costituito da una partitura perfettamente equilibrata con un alternarsi di momenti drammatici e allegri, ricordando i toni della commedia americana. E’ proprio questo alternarsi armonioso dei due elementi portanti e caratterizzanti che rendono la pellicola piacevole e capace di parlare al cuore dello spettatore, di spingerlo a pensare, di commuoverlo senza però tormentarlo. La violenza è presente nel film, ma vi è sempre rispetto e delicatezza nel descriverla ed è proprio questa gentilezza che riesce a far breccia nel cuore del pubblico. “Desert Flower” è a metà fra dramma e commedia, capace di sedurre il pubblico.