Simone Isola: “La storia di Alfredo Bini è fonte di ispirazione”

Alfredo Bini con Pier Paolo Pasolini

Anteprima torinese al Baretti, sabato 16 e domenica 17 aprile, per il documentario “Alfredo Bini, Ospite Inatteso” di Simone Isola, recente vincitore del Nastro d’Argento per la categoria.

Bini, storico produttore cinematografico, è noto soprattutto per la lunga e intensa collaborazione con Pier Paolo Pasolini, che aveva fatto esordire nel 1961 con Accattone e del quale aveva prodotto tutti i film fino a Edipo re del 1967. Attraverso testimonianze e materiale di repertorio viene ripercorsa una vita per il cinema, dai successi degli anni sessanta alla crisi degli ultimi anni.

Per conoscere meglio il documentario e presentarlo al pubblico torinese abbiamo intervistato Simone Isola.

“Il progetto nasce nel 2012”, ha spiegato, “quando ho conosciuto la storia che unisce Pino Simonelli e Alfredo Bini. Avevo già fatto una tesi di dottorato sulla società di produzione di Bini, la Arco Film. Sono tornato a Montalto di Castro, e lì ho conosciuto la storia incredibile di quest’uomo che lo ha sostenuto negli ultimi anni di vita, diventando il figlio che non aveva mai avuto, incontrato in tarda età.

Alfredo Bini può essere ancora oggi fonte di ispirazione per un giovane produttore come lei?

Sicuramente. Bini è una fonte di ispirazione per il coraggio che aveva nello scegliere i progetti, e per la sua idea di cinema, molto interessante. Lui è sempre stato convinto che i film di qualità, i film d’arte, potevano avere anche un valore commerciale. Magari inizialmente meno delle pellicole di genere, ma a lungo termine sarebbero diventati dei long seller. Questa era una cosa che, ad esempio, con Pier Paolo Pasolini è riuscito a fare per alcuni anni.

Un po’ quello che sta succedendo anche a lei con “Non essere cattivo” di Claudio Caligari, da lei co-prodotto…

Quella è stata un’esperienza importante, anche e soprattutto perché è stata un unicum, una straordinaria esperienza di vita. Caligari aveva la capacità incredibile di raggiungere il pubblico, senza moralismi, e i suoi film per questo sono dei cult.
Sono convinto che Non essere cattivo rimarrà negli anni, come tutti i suoi film precedenti: ha caratteristiche estremamente popolari, è un film a suo modo immortale.

Nel documentario è presente anche un altro co-produttore di quel film, Valerio Mastandrea. 

Valerio legge alcuni brani dei diari privati di Alfredo Bini, scritti ancora inediti che pubblicheremo il prossimo anno con Il Saggiatore. Ho cercato di cogliere da quelle pagine le fasi più interessanti, la sua vita prima del cinema, il suo rapporto con Pasolini, e le pagine finali, gli ultimi giorni di vita (in cui curiosamente torna a pensare a Pasolini, mi sembrava importante raccontarlo).

La carriera di Alfredo Bini è stata funestata da moltissimi ostacoli. 

Ha sicuramente avuto molti problemi, ma lui cercava la lotta, voleva parlare di problemi vivi, essere dentro la società. Ed era certo che questo desse anche un valore commerciale ai prodotti.
Ma la censura lo bloccava, ha avuto grossi problemi, con Pasolini e non solo. C’era una censura amministrativa, che magari li faceva passare con divieti ai minori di 16 o 18 anni, ma poi i tribunali li bloccavano appena arrivavano in sala. Questo negli anni lo ha inevitabilmente fiaccato, ma la sua crisi ha avuto tante cause, come racconto nel documentario.

Quali sono i prossimi progetti di Simone Isola?

Dovremmo girare quest’anno di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, i registi di Et in terra pax, il primo film che abbiamo prodotto, nel 2010.
E come regista sto scrivendo un progetto su Totò: l’anno prossimo saranno 50 anni dalla sua morte, mi spiacerebbe che la sua memoria andasse persa, i giovanissimi non lo conoscono molto. Vuole essere un documentario un po’ strano, come questo, che sappia rivolgersi un po’ a tutti, magari coinvolgendo qualche giovane comico da mettere a confronto con il maestro…