“Ninna Nanna Prigioniera” |
Il 16° Piemonte Movie gLocal Film Festival apre con un film particolarmente significativo per l’attività e la mission del festival: un film documentario che porta davanti al pubblico una situazione particolare sollevando problematiche universali che toccano il sentire colletivo.
Inoltre Ninna Nanna Prigioniera è una perfetta cartina tornasole della migliore realtà cinematografica piemontese: diretto dalla regista torinese Rossella Schillaci e prodotto da Indyca, giovane casa di produzione di Torino, il film è stato girato all’interno della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino. La regista ha girato in carcere per più di un anno raccogliendo il materiale necessario per ottenere questo documentario coinvolgente e allo stesso tempo straniante, che porta il pubblico ‘ad altezza di bambino’, che restituisce la condizione di claustrofobia. Nonostante ciò, con Ninna Nanna Prigioniera, Rossella Schillaci riesce a restituire un ritratto intimo e partecipe su maternità, responsabilità e scelte, sull’energia vitale dell’infanzia che riesce a dare colore anche al grigio mondo carcerario.
Dopo l’anteprima assoluta al Biografilm Festival 2016, dove si è aggiudicato il Life Tales Award, il documentario sarà al gLocal Film Festival, mercoledì 8 marzo alle 21.00 al Cinema Massimo Sala 1. Ospiti la regista, il produttore Simone Catania (Indyca), Paolo Manera (direttore di Film Commission Torino Piemonte) e alcuni rappresentanti della Casa circondariale Lorusso e Cutugno.
Quella torinese sarà la prima di 3 tappe – 16 marzo al Cinema Apollo di Roma e 18 marzo Cinema Oberdan di Milano – che anticipano la distribuzione in sala da aprile, con Fil Rouge.
Sinossi. Jasmina è una giovane donna di ventiquattro anni che sta scontando la sua pena in carcere, in custodia cautelare. In cella con lei vivono i suoi figli più piccoli: Lolita, di due anni e Diego, di pochi mesi, mentre il figlio più grande vive con la nonna. Il film accompagna da vicino il quotidiano di questa piccola famiglia, mentre i mesi passano, durante momenti di speranza, attesa e resistenza. I piccoli gesti di tutti i giorni, il bagnetto, il pranzo, le passeggiate lungo i corridoi del carcere rivelano il dramma con cui ogni madre si troverebbe a confrontarsi in una situazione simile, la scelta tra crescere i propri figli, avendoli accanto, ma in prigione, o lasciarli liberi senza di lei, per un tempo della durata indeterminata. Un ritratto intimo e partecipe su maternità, responsabilità e scelte, e sull’energia vitale dell’infanzia, capace di trasformare anche il mondo carcerario.
Dichiarazione della regista: Quando mio figlio aveva pochi mesi ho partecipato con lui ad un corso di massaggio infantile in un asilo nido vicino alla Casa Circondariale Lorusso Cutugno di Torino. In quella stessa scuola erano “ospitati” i bambini figli di madri detenute che, per poche ore alla settimana, potevano uscire per giocare con altri bambini. Stupiti e felici di giocare con altre mamme, e soprattutto con dei papà, in un ambiente colorato e luminoso. Non sapevo, allora, che per legge le madri incarcerate che hanno figli sotto i tre anni di età possano scegliere di tenerli con loro, in cella. Questo in assenza di appositi Istituti a Custodia Attenuata per Madri, o case-famiglia protette, che dovrebbero essere costruiti in ogni regione. L’obiettivo della legge è di tutelare i valori della maternità, nella convinzione che sia fondamentale per il bambino instaurare nei primissimi anni della sua vita un forte legame con la propria madre. Mi sono chiesta cosa accade poi, quando i due vengono separati. Come può essere vissuta la maternità per quelle donne rinchiuse, senza nessuno a cui appoggiarsi? Come possano far addormentare il loro bambino senza poter camminare, perché la sera chiudono le cella a chiave e non c’è spazio per muoversi? Come può una madre crescere un figlio in un luogo dove la sua libertà e la sua dignità sono sospese? Ma al contempo, come possono dei bambini così piccoli crescere senza la loro madre? Chi può veramente decidere cos’è meglio per loro? Forse non vi è alcuna risposta definitiva. Ma il paradosso della maternità e dell’infanzia vissute in una cella mi hanno spinto a fare un film che lasci allo spettatore la libertà di vivere e conoscere il confinamento peculiare di una madre e della sua bambina.”
Ingresso
– prenotazioni entro il 6 marzo piemontemovie@gmail.com
– Intero 5€, ridotto 3€ presso il Cinema Massimo (Via Verdi 18)