Dal 10 ottobre al cinema teatro Esedra (Via Bagetti 30) e al cinema Massimo (via Verdi 18) arriva alle 21.00 in prima visione “Manta Ray” di Phuttiphong Aroonpheng, che dopo aver vinto la sezione Orizzonti alla Mostra del cinema, è stato presentato in altri 18 festival.
La storia di Manta Ray comincia in una foresta vicino a un villaggio costiero: un giovane pescatore dal biondo capello ossigenato (Wanlop Rungkamjad) s’imbatte in un uomo ferito e privo di sensi (Aphisit Hama: per questo fashion stylist e DJ è primo ruolo al cinema) e decide di prestare immediatamente soccorso, portandolo al sicuro in casa propria. Lo sconosciuto però non proferisce parola, forse è muto oppure troppo scosso dal proprio viaggio per riprendere a parlare. Il pescatore decide quindi di assegnargli il nome di una pop star thailandese, Thongchai. Da lì a poco s’instaura un forte legame tra i due, fino a quando una mattina il pescatore scomparirà in mare (ma è una vera scomparsa? O solo il preludio di un ritorno inaspettato?). Thongchai lentamente, e quasi inesorabilmente, si ritroverà a prendere il suo posto, abitando nella sua casa, vivendo del suo lavoro e convivendo con la sua ex moglie (Rasmee Wayrana: è il primo ruolo al cinema di quest’amata cantante thailandese)
“Manta Ray” – che già a Venezia era stato salutato come “suadente e ipnotico, alla maniera dell’andamento dell’animale marino da cui prende il nome” – è uscito questa estate in Francia, accolto con entusiasmo dalla critica: per Le Nouvel Observateur è “una storia profondamente umanistica”, Positif scrive di “film che affascina con la sua bellezza visiva legata agli elementi naturali”, Les Inrockuptibles spera molto in questo nuovo autore ( “Manta Ray segna la nascita di una nuova speranza per il cinema tailandese” ) e Telerama non da dubbi: “un film affascinante sullo sconosciuto.