Venezia e la sua essenza, tra acqua alta e turisti, la scomparsa degli abitanti storici e la laguna, i segni del tempo e le difficoltà pratiche. Andrea Segre è figlio di un veneziano poi trasferitosi a Padova, e sulle tracce di quel padre che non c’è più si ritrova in quella città, pochi giorni prima dell’inizio di un lockdown che la saprà trasformare come nessuno avrebbe mai pensato possibile. Le immagini di Venezia vuota e silenziosa, dell’acqua dei canali senza onde e dei soli “veri” veneziani in giro per la città, un po’ sperduti in tutto quello spazio solo per loro, sono la base e la forza del progetto “Molecole“, nato per essere qualcosa di diverso ma – come la vita – imprevedibilmente diventato altro.
Il viaggio di Segre alterna la Venezia di oggi con quella vissuta dal padre, tra materiali di archivio familiare e riflessioni fuori campo del regista. Il genitore era uno scienziato studioso di fisica, di molecole e particelle, di neutroni ed elettroni: nel racconto diventano la metafora della situazione odierna, il mezzo con cui l’autore collega le due parti.
Se però gli incontri e la narrazione della città, tra le ferite ancora fresche dell’acqua alta da record dell’autunno scorso e quelle ancora da subire del lockdown, tra le esperienze di vita quotidiana in Laguna e i pensieri sul futuro, funzionano perfettamente, coinvolgendo ed emozionando, convince meno l’accostamento alla sfera privata del regista, che rimane più “lontana” dal cuore del documentario e meno amalgamata al racconto generale.
Dispiace, perché è evidente il trasporto con cui Segre mette sé stesso all’interno della storia, ma non inficia comunque un giudizio complessivo positivo per un lavoro che è su Venezia, “di” Venezia, “per” Venezia. Ora più che mai.
LA SCHEDA
Diretto da Andrea Segre
Nazionalità: Italia
Anno: 2020
Durata: 71′
Genere: Documentario
Sinossi. Ci sono cose che è molto difficile per un padre condividere con suo figlio e che un figlio può iniziare a capire solo diventando padre. Tra febbraio e aprile di quest’anno Andrea Segre, che da anni vive a Roma, è rimasto bloccato dal lockdown a Venezia, la città di suo padre e solo in parte anche sua. Lì stava lavorando a due progetti di teatro e cinema sulle grandi ferite della città: il turismo e l’acqua alta. Mentre girava il virus ha congelato e svuotato la città davanti ai suoi occhi, riconsegnandola alla sua natura e alla sua storia, e in qualche modo anche a lui. Ha raccolto appunti visivi e storie e ha trascorso quei giorni nella casa di famiglia, dove ha avuto modo di scavare nei ricordi di ragazzo e di figlio, che lo hanno trascinato più a fondo di quanto pensasse. Archivi personali in super8 di Ulderico, il padre del regista e vero protagonista del film, si alternano a incontri con cittadini veneziani, che raccontano il rapporto tra la città e le acque e nello stesso tempo vivono l’arrivo inatteso del grande vuoto che ha invaso Venezia e gran parte del mondo. A tenere assieme le immagini sono la voce fuoricampo del regista, le musiche di Teho Teardo e un’atmosfera di attesa e stupore, che pervade tutto il materiale visivo ed esistenziale di questo strano viaggio, irreale (nel senso di fantastico) e irrealizzabile (nel senso di non programmabile, non organizzabile), ma nel cuore di un evento molto reale e storico, che ha segnato e segnerà il mondo per sempre.