Vita e opere di Eduardo Scarpetta, padre del teatro napoletano ai primi del Novecento, gran Signore del palcoscenico considerato (da sé stesso in primis, ma non solo), quasi onnipotente nella sua città.
Mario Martone fa confluire in questo suo ultimo progetto i suoi amori, Napoli e il teatro, la storia d’Italia e le grandi personalità artistiche: “Qui rido io” è la summa di una carriera, ma anche la celebrazione di una città, di un’arte e di una (più d’una, a dire il vero) generazione di attori.
E’ un grande film di recitazione, inevitabilmente, che raramente esce dal buio di un teatro ma quando lo fa regala grandi scene d’impatto (la festa nella casa di vacanze, ad esempio), tenuto insieme dai tanti talenti messi in campo ma reso vivo dalla scelta di puntare il “fuoco” sul duello giudiziario tra Scarpetta e Gabriele D’Annunzio. Il motivo d’essere era una parodia (forse) non autorizzata, ma in realtà in aula si contrapponevano modi diversi di vivere la vita, oltre che la libertà altrui.
Toni Servillo è solo il principale nome da segnalare di un cast tutto eccellente, dai grandi anziani ai giovanissimi. “Qui rido io” è intriso di tradizione e stereotipi, ma sa utilizzarli come valori aggiunti e non come zavorre. Una nuova perla in una carriera che non smette di impreziosirsi. (Articolo di Carlo Griseri)
LA SCHEDA
Diretto da Mario Martone
Nazionalità: Italia
Anno: 2021
Durata: 132′
Genere: Drammatico
Cast: Toni Servillo, Gianfelice Imparato, Maria Nazionale, Cristiana Dell’Anna, Antonia Truppo, Eduardo Scarpetta, Paolo Pierobon, Lino Musella, Iaia Forte
Sinossi. Agli inizi del ‘900, nella Napoli della Belle Époque, splendono i teatri e il cinematografo. Il grande attore comico Eduardo Scarpetta è il re del botteghino. Il successo lo ha reso un uomo ricchissimo: di umili origini si è affermato grazie alle sue commedie e alla maschera di Felice Sciosciammocca che nel cuore del pubblico napoletano ha soppiantato Pulcinella. Il teatro è la sua vita e attorno al teatro gravita anche tutto il suo complesso nucleo familiare, composto da mogli, compagne, amanti, figli legittimi e illegittimi tra cui Titina, Eduardo e Peppino De Filippo. Al culmine del successo Scarpetta si concede quello che si rivelerà un pericoloso azzardo. Decide di realizzare la parodia de La figlia di Iorio, tragedia del più grande poeta italiano del tempo, Gabriele D’Annunzio. La sera del debutto in teatro si scatena un putiferio: la commedia viene interrotta tra urla, fischi e improperi sollevati dai poeti e drammaturghi della nuova generazione che gridano allo scandalo e Scarpetta finisce con l’essere denunciato per plagio dallo stesso D’Annunzio. Inizia, così, la prima storica causa sul diritto d’autore in Italia. Gli anni del processo saranno logoranti per lui e per tutta la famiglia tanto che il delicato equilibrio che la teneva insieme pare sul punto di dissolversi. Tutto nella vita di Scarpetta sembra andare in frantumi, ma con un numero da grande attore saprà sfidare il destino che lo voleva perduto e vincerà la sua ultima partita.