TFF40 – Nuovi mondi

Se ogni narrazione è un mondo a sé, le narrazioni proposte in Nuovi Mondi descrivono universi poetici e ricerche espressive capaci di aprire gli occhi dello spettatore. Tredici film che seguono tanto la linea di autori affermati quanto la tendenza di registi più giovani. Lo spettro espressivo è ampio, tanto quanto quello tematico: Albert Serra (Pacifiction) e Eugène Green (Le mur des morts) evocano ognuno a suo modo la guerra, Bertrand Bonello (Coma) scandaglia la gioventù in lockdown, Syeyoung Park (The Fifth Thoracic Vertebra) trasfigura il contagio. Bruno Safadi (Lilith) dischiude la vita alla sua alba mentre Mirko Locatelli (La memoria del mondo) si disperde nel suo crepuscolo. Le stagioni dell’esistere si susseguono tra l’infanzia giocosamente inquieta di Lluís Galter (Aftersun), la giovinezza in goliardica caduta libera di Pedro Henrique (Frágil) e la sapiente leggerezza della vecchiaia che Rita Azavedo Gomes trascrive da Rohmer (O Trio em Mi Bemol). Il viaggio è per David Easteal (The Plains) una traccia on the road che si affida alla durata del percorso, mentre i luoghi sono perimetri di vita da osservare e sentire, tra la leggerezza esistenziale di Tetsuichiro Tsuta (Tamano Visual Poetry Collection – Nagisa’s Bicycle), l’equilibrio tra Storia e misticismo di Ery Claver (Our Lady of the Chinese Shop) e la stanziale empatia dell’ascolto di Judith Auffray (7h15 – Merle Noir).

QUI TROVATE QUANDO E DOVE VEDERLI

I FILM

7H15 – MERLE NOIR / 7:15 – BLACKBIRD di Judith Auffray (Francia, 2022, DCP, 30′)
Nel cuore di un bosco alla ricerca di un suono misterioso, nascosto nelle pieghe del tempo.

LE MUR DES MORTS di Eugène Green (Francia, 2022, DCP , 51′)
“L’Europa si è suicidata con la nostra carne”, dice lo spirito del soldato morto sul fronte della Grande
Guerra. E il giovane europeo d’oggi ascolta il suo dolore insieme a Eugéne Green.

AFTERSUN di Lluís Galter (Spagna, 2022, DCP, 70′)
Il mistero di un bambino scomparso all’ombra di un campeggio spagnolo. Fantasmi di un’estate fuori dal tempo.

COMA di Bertrand Bonello (Francia, 2022, DCP, 80′)
Il virus fuori, la vita dentro: Bonello filma una lettera aperta alla figlia adolescente prigioniera del lockdown. Premio Fipresci alla Berlinale.

THE FIFTH THORACIC VERTEBRA di Syeyoung Park (Corea del Sud, 2022, DCP, 62′)
L’ufo del festival: un horror minimalista a metà tra le mutazioni di Tsukamoto e le derive mélo di Wong Kar Wai.

FRÁGIL / FRAGILE di Pedro Henrique (Portogallo, 2022, DCP, 98′)
Saudade a tempo perso per il giovane Miguel, che galleggia sulle sue giornate con l’inseparabile amico.

LILITH di Bruno Safadi (Brasile, 2022, DCP, 80′)
In principio era l’uomo, anzi la donna: Safadi filma l’inizio dei tempi in un kolossal da cinema novo.

LA MEMORIA DEL MONDO di Mirko Locatelli (Italia, 2022, DCP, 99’)
La signora scompare: l’artista e il biografo ne seguono le tracce. Un giallo in cui ci si perde, tra il cinema di Angelopoulos e l’arte di Boltanski.

OUR LADY OF THE CHINESE SHOP di Ery Claver (Angola, 2022, DCP, 98′)
Un venditore cinese veglia sul popolo di Luanda, ma la Madonna al neon che spaccia alla gente del
quartiere non fa miracoli. Misticismo pop e metafore populiste per un esordio angolano.

PACIFICTION
di Albert Serra (Francia/Spagna/Germania/Portogallo, 2022, DCP, 163′)
Honor de diplomazia: isole nella corrente dei bellicosi interessi internazionali, su cui veglia inutilmente un diplomatico Benoît Magimel.

THE PLAINS di David Easteal (Australia, 2022, DCP, 180′)
Un’automobile, un avvocato, il tragitto casa-lavoro. Solo? Un film straordinario, semplice quanto radicale: una delle esperienze cinematografiche dell’anno.

TAMANO VISUAL POETRY COLLECTION: NAGISA’S BICYCLE di Tetsuichiro Tsuta (Giappone, 2021, DCP, 59’)
Tre storie, una città e il velodromo locale: geometrie variabili del desiderio e della fantasia.

O TRIO EM MI BEMOL / THE KEGELSTATT TRIO di Rita Azevedo Gomes (Portogallo/Spagna, 2022, DCP, 127′)
Incontri di ex amore di una coppia a termine, sotto gli occhi del regista Adolfo Arrieta. Rita Azavedo Gomes trae un film nel film dall’unica pièce di Eric Rohmer.