La prima comparsa in Italia del cinema di Tsai Ming-liang avviene nel 1993 quando, con il suo film d’esordio I ribelli del dio neon, vince il premio per il miglior film al Festival Internazionale Cinema Giovani di Torino. L’anno successivo il film Vive l’amour viene presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, vincendo il Leone d’oro, mentre con Il fiume vince l’Orso d’argento a Berlino nel 1997, cui fa seguito nel 2013 il Gran Premio della Giuria di nuovo a Venezia con Stray Dogs.
Tsai Ming-liang da allora è diventato una delle figure di punta della seconda ondata del nuovo cinema di Taiwan, quella che ha esordito all’inizio degli anni Novanta. I suoi film, dal rigore bressoniano, vanno sempre a rintracciare i testimoni di una generazione ormai intrappolata e schiava del suo tempo, i piccoli gesti ripetuti, lenti, silenziosi, caparbi ma arresi allo scorrere della vita. Il suo cinema si compone di lunghe inquadrature, narrazioni ellittiche, un approccio pittorico alla luce e al colore, la necessità di interrogare i corpi dei suoi attori collocandoli in spazi di abbandono, in cui la solitudine si impone come la materia più concreta e autentica del suo filmare.
Da sempre attento ai nuovi linguaggi e alle loro potenzialità espressive, è diventato un punto di riferimento anche per l’arte contemporanea con installazioni ed esperienze in VR che sono state accolte nelle gallerie di tutto il mondo. Il suo film Face viene girato quasi interamente all’interno del Louvre di Parigi, su invito diretto del museo che lo ha incluso nel programma “Le Louvre s’offre aux cinéastes”.
Da lunedì 9 gennaio al cinema Massimo inizia la retrospettiva dei suoi lavori.
IL PROGRAMMA
Il fiume (He liu) (Taiwan 1997, 115’, DCP, col., v.o. sott. it.)
A Taipei, il giovane Xiao-kang vive a casa con i genitori, ma tra loro non c’è quasi dialogo. La madre fa l’ascensorista in un ristorante mentre il padre frequenta di tanto in tanto le saune gay della città. Un giorno Xiao-kang partecipa a un film che lo vede nel ruolo di un cadavere galleggiante in un fiume. Il giorno dopo il ragazzo accusa dolore al collo e alle spalle. Il dolore diventa sempre più acuto, e a turno i genitori cercano di curarlo con il massaggio, l’agopuntura, l’esorcismo spirituale. Lun 9, h. 16.00/Dom 15, h. 20.00
Rebels of the Neon God (Qing shao nian nuo zha) (Taiwan 1992, 106’, DCP, col., v.o. sott. it.)
I quattro protagonisti vagano senza meta in una metropoli fredda e popolata di luci anche a notte fonda. Due si arrangiano con piccoli furti, mentre un terzo, Hsiao Kang, scivola inesorabilmente verso un rifiuto senza ritorno della società. Fa da contorno un personaggio femminile incapace di costruire un rapporto affettivo, come a voler ammettere che quello in cui vivono è un mondo vuoto, insensibile. Opera prima premiata a Cinema Giovani nel 1992. Lun 9, h. 18.15/Mar 24, h. 16.00
Vive l’amour (Taiwan 1994, 118’, 35mm, col.)
A Taipei una giovane agente immobiliare usa un appartamento sfitto per i suoi incontri di sesso con un amico venditore ambulante, incontri spiati da un venditore di loculi, omosessuale represso. Opera seconda di Tsai Ming-liang, premiato con il Leone d’oro a Venezia nel 1994. Lun 9, h. 20.30 – introduzione a cura di Dario Tomasi/Dom 15, h. 17.30
Il buco (Dong) (Taiwan 1998, 95’, 35mm, col.)
Taiwan, sette giorni prima del Capodanno del Duemila. In città piove ininterrottamente e un morbo colpisce gli esseri umani che tendono a comportarsi come scarafaggi. In un condominio un uomo e una donna entrano forzatamente in contatto a causa di un buco lasciato aperto in un pavimento da un idraulico. Mar 10, h. 16.00/Lun 23, h. 18.15
Che ora è laggiù? (Ni nei pien chi tien) (Taiwan 2001, 116’, 35mm, col., v.o. sott. it.)
A Taipei s’incontrano un venditore ambulante di orologi, colpito dalla morte del padre, e una ragazza in partenza per Parigi. Lui le vende un orologio e s’innamora, ma lei, lontana e sola, non lo sa. I temi cari a Tsai (solitudine, incomunicabilità, sconfitta dei sentimenti) si arricchiscono di una vena di umorismo e leggerezza. Mar 10, h. 18.00/Mar 24, h. 18.00
Il gusto dell’anguria (Tian Bian Yi Duo Yun) (Taiwan 2005, 114’, 35mm, col., v.o sott. it.)
La giovane protagonista di Che ora è laggiù? torna da Parigi a Taipei e incontra il venditore d’orologi, che per vivere ora fa l’attore porno. In tempo di grave siccità la televisione suggerisce di bere succo d’anguria al posto dell’acqua. Sopravvivere è difficile, ma la solitudine è ancora più dura. Ognuno è come una nuvola nel cielo silenzioso, sempre solo, senza contatti con gli altri. Mer 11, h. 16.00/Mer 25, h. 18.15
I Don’t Want to Sleep Alone (Hei yanquan) (Taiwan 2006, 115’, DCP, col., v.o sott. ingl.)
Girato a Kuala Lumpur, in Malesia, paese d’origine del regista, il film segue le traiettorie dei suoi personaggi: un senza tetto cinese pestato a sangue, ospitato da un lavoratore del Bangladesh, e una cameriera di un coffee shop. Privati di qualsiasi caratterizzazione psicologica, i protagonisti si muovono in uno spazio urbano indefinito e sospeso, lasciandosi trascinare in un’esistenza anonima e incolore, ribelli donchisciotteschi di una società postmoderna, malsana e contaminata: il loro grido è muto e disperato, almeno quanto lo sono gli spazi nei quali si muovono. Mer 11, h. 18.15/Mer 25, h. 16.00
Walking on Water (Taiwan 2013, 29’, HD, col.)
“Kuching, Malesia, la città dove sono nato. Da bambino abitavo con i miei nonni in un edificio noto come “7 piani”. Ho vissuto nell’unità numero 9. Ora è occupata da qualcun altro. La sorella maggiore che viveva al piano di sopra ora è nonna. Il campo erboso fuori dalla nostra porta era dove giocavo da bambino. Ho sentito che presto sarebbe stato demolito e riqualificato” (Tsai Ming-liang) Ven 13, h. 16.00/Sab 28, h. 18.30
The Skywalk Is Gone (Tian qiao bu jian le) (Taiwan/Francia 2002, 22’, HD, col., v.o. sott. ingl.)
Questo corto, articolato in una serie di vignette che partono da un’assenza centrale, vede la presenza di personaggi già comparsi in Che ora è laggiù? e che ritroviamo anche ne Il gusto dell’anguria. Un film pieno di desiderio e nostalgia per il passato di Taipei. Ven 13, h. 16.30/Sab 28, h. 19.00
Stray Dogs (Jiaoyou) (Taiwan 2013, 128’, HD, col., v.o. sott. it.)
A Taipei la vita di un padre e due figli si svolge nella quotidiana disperazione di chi non ha dove andare e stenta a sostentarsi. Lui lavora come reggi cartello umano ai margini della strada, i due bambini vagano per la città. In queste peregrinazioni incontrano una donna che lavora in un supermercato, le loro vite si incrociano e in una notte di tempesta lei sembra decidere di unirsi al nucleo, probabilmente a scapito dell’uomo. Ven 13, h. 17.30/Sab 28, h. 16.00
Visage (Francia/Taiwan 2009, 138’, HD, col., v.o. sott. it.)
Un regista taiwanese viene invitato a girare la storia di Salomé al museo del Louvre. Malgrado la sua reputazione, il regista vuole assolutamente affidare il ruolo del re Erode a Jean-Pierre Léaud. Per dare a questo film dal budget modesto una possibilità ai botteghini, la produzione si è decisa ad affidare il ruolo di Salomé a una star internazionalmente riconosciuta. Ma fin dall’inizio delle riprese, i problemi si accumulano… Ven 13, h. 20.30/Ven 27, h. 16.00
Afternoon (Na ri xia wu) (Taiwan 2015, 137’, DCP, col., v.o. sott. ingl.)
Una conversazione tra Tsai Ming-liang e il suo attore di sempre, Lee Kang-sheng, con cui ora condivide una casa in montagna. Tsai fa la maggior parte del discorso, riflettendo sulla loro collaborazione, spiritualità, mortalità e identità queer. Sab 14, h. 16.00/Lun 30, h. 18.00
Days (Rizi) (Taiwan 2020, 127’, DCP, col., v.o. sott. it.)
Lo scorrere dei giorni accomuna due personaggi molto diversi tra loro e lontani l’uno dall’altro. A Taiwan, Kang vive in una casa immersa nella natura, con grandi vetrate e trascorre giornate di contemplazione tra una seduta di fisioterapia, un massaggio, e altri tentativi di curare il male che lo affligge. A Bangkok risiede, invece, Non, un immigrato laotiano che cucina nel suo angusto appartamento. I due si incontrano in una camera d’albergo prima di tornare alle rispettive vite. Sab 14, h. 20.30/Lun 30, h. 15.45
Your Face (Ni De Lian) (Taiwan 2018, 76’, DCP, col.)
Uno studio sulla straordinaria, infinita espressività e fotogenia del volto umano. Dodici persone di Taipei, uomini e donne, per lo più anziane, sono riprese in primo piano, sedute in un interno. Lo sfondo alle loro spalle è scuro, indefinito, per non distrarre chi guarda da ogni singolo dettaglio del viso inquadrato. Sono ripresi a macchina fissa, senza stacchi, in un digitale dalla definizione quasi iperrealista e in assenza di commento sonoro. Dom 15, h. 16.00/Ven 27, h. 18.30