“La Bocca del Lupo” per Moving TFF e Psicologia Film Festival

Il Collettivo di Psicologia e l’Associazione Sinestesia, in collaborazione con il Moving Tff e le Officine Corsare, hanno organizzato per il secondo appuntamento del VI Psicologia Film Festival la proiezione del film LA BOCCA DEL LUPO di  Pietro Marcello (2010) martedì 28 ottobre alle ore 21,00 presso il Cubo, via Pallavicino 35. Ingresso libero con tessera Arci.
Presentano il film la prof.ssa Cecilia Pennacini e il dott. Federico Olivieri

Il Psicologia Film Festival riparte ancora, giungendo alla sua sesta edizione. La rassegna, nata nel 2009 dalla collaborazione fra la Biblioteca Kiesow di Psicologia e alcuni ragazzi del collettivo, è quest’anno organizzata dal Collettivo di Psicologia e l’Associazione Culturale Sinestesia, in collaborazione con diverse realtà del territorio torinese. Come ogni anno, l’intento della rassegna è di costruire dei momenti di confronto su temi affini alla psicologia, alla filosofia della mente, la sociologia e così via, proponendo film di giovani autori emergenti.

Il Moving TFF, manifestazione ideata e coordinata da Altera e Centro di Cooperazione Culturale, realizzata in collaborazione con UCCA (Unione Circoli Cinematografici Arci), Arci Torino, Museo Nazionale del Cinema e Torino Film Festival, si propone di offrire al pubblico torinese una anticipazione della prossima edizione del Torino Film Festival .Da lunedì 22 settembre fino a lunedì 17 novembre, nei circoli Arci Torino e in altri luoghi della città, si terranno più di 20 proiezioni di film e documentari.

Il Film
La bocca del lupo racconta amore e miseria tra gli indigenti e gli emarginati di Genova. Ad avventurarsi è Pietro Marcello, che approda a Quarto dei Mille scortato dal ricordo del romanzo verista di Remigio Zena e poco a poco si addentra nei vicoli, osserva, non giudica, condivide e, con questo passo, lucido e discreto ma anche libero ed evocativo, arriverà fin dentro la casa dei suoi personaggi.
Il movimento della narrazione è lo stesso: dalla fotografia corale dei genovesi di ieri e di oggi si stringe su Enzo, emigrato siciliano, e Mary, conosciuta in carcere, nella sezione dei transessuali, alla quale Enzo si è legato da vent’anni, sostenuto dal sogno comune di una casetta in campagna. Per Mary, Enzo è apparso da subito una bellezza da cinema, uno che poteva fare l’attore, in quei film western -suggerisce il montaggio- che non solo non si fanno più ma dei quali è scomparso anche l’immaginario dedicato.
La verità, direbbe Zena, è che questa è una storia di vinti e di ambizioni non soddisfabili, di gente destinata a finire sempre nella bocca del lupo: è così che, prima della casetta con l’orto e il camino, Enzo si è fatto quattordici anni di prigione e Mary lo ha aspettato e ora possono raccontarsi alla videocamera, come una vecchia coppia, dividendosi le frasi, dandosi ragione per amore e per pazienza.

Il regista
Sono pochissimi, in Italia, i registi che hanno la forza e il coraggio di battere sentieri nuovi, di aprire nuove strade, di affrontare, accettandole, asperità che hanno la potenzialità di farsi nuova narrazione, nuova estetica, nuovo cinema. Pietro Marcello è sicuramente tra questi: l’aveva dimostrato con il suo primo film, Il passaggio della linea, e lo ha ampiamente confermato con quest’opera seconda, scegliendo una forma che riesce ad essere tanto più sospesa e metafisica quanto più si aggrappa saldamente ai personaggi e ai luoghi fisici che vengono inquadrati e raccontati dall’occhio della videocamera.
Marcello raccoglie dunque l’eredità pasoliniana ma, quel che più conta, guarda ai margini del mondo da una posizione che non è mai pretestuosamente oggettiva e oggettivante, mai ipocritamente partecipe e manipolatrice; una posizione che gli evita la trappola del paternalismo intellettuale così come quella di un’adesione ingiusta e impossibile.
Con La bocca del lupo, vince la 27° edizione del Torino Film Festival.

Relatori
Cecilia Pennacini è professore associato presso il Dipartimento di Culture, Politiche e Società all’Università degli Studi di Torino, dove insegna Antropologia Visiva, Antropologia e Metodologia Antropologica. I suoi principali interessi di ricerca sono: antropologia visuale, film etnografici, grandi Laghi in Africa, religioni e rituali, possessione e in generale beni culturali.

Federico Olivieri è studente di antropologia culturale ed etnologia. Ha collaborato per 5 mesi con la casa di quartiere dell’ex ghetto ebraico di Genova, dove ha incontrato e condiviso alcune giornate con la comunità transessuale che da più di cinquantanni si prostituisce in quella porzione di centro storico.