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“Viviane” |
Iniziato ieri con la prima proiezione di “(T)error” per CinEtica (in replica domani, mercoledì 4, al Cecchi Point e venerdì 6 al Sereno Regis), prosegue da stasera un maggio ricco di grandi appuntamenti di cinema al Baretti (via Baretti 4).
Per PORTOFRANCO, martedì 3 maggio, ore 21, e sabato 7 maggio, ore 21, è previsto VIVIANE di Ronit e Shlomi Elkabetz [Israele, Francia, Germania • 2014 • 115′].
Viviane Amsalem da cinque anni cerca invano di ottenere il divorzio dal marito Elisha davanti all’unica autorità che in Israele possa concederglielo: il tribunale rabbinico. L’ostinata determinazione di Viviane nel voler conquistare la propria libertà si scontra con l’intransigenza di Elisha e con il ruolo ambiguo dei giudici. In tribunale sfilano i testimoni convocati dalle parti, mentre il “processo” si trascina coi suoi contorni al tempo stesso drammatici e assurdi.
Nel fine settimana un grande successo italiano: sabato 7 maggio, ore 21, e domenica 8 maggio, ore 18 e 21, PERFETTI SCONOSCIUTI di Paolo Genovese, dopo la doppietta ai David di Donatello e al Tribeca Film Festival 2016.
Quante coppie si sfascerebbero se uno dei due guardasse nel cellulare dell’altro? È questa la premessa narrativa dietro la storia di un gruppo di amici di lunga data che si incontrano per una cena destinata a trasformarsi in un gioco al massacro. E la parola gioco è forse la più importante di tutte, perché è proprio l’utilizzo “ludico” dei nuovi “facilitatori di comunicazione” – chat, whatsapp, mail, sms, selfie, app, t9, skype, social – a svelarne la natura più pericolosa: la superficialità con cui tutti affidano i propri segreti a quella scatola nera che è il proprio smartphone credendosi moderni e pensando di non andare incontro a conseguenze, o peggio ancora, flirtando con quelle conseguenze per rendere tutto più eccitante. I “perfetti sconosciuti” di Genovese in realtà si conoscono da una vita, si reggono il gioco a vicenda e fanno fin da piccoli il gioco della verità, ben sapendo che di divertente in certi esperimenti c’è ben poco. E si ostinano a non capire che è la protezione dell’altro, anche da tutto questo, a riempire la vita di senso.
E poi, ancora, per Portofranco della prossima settimana, martedì 10 maggio 2016, ore 21, e sabato 14 maggio 2016, ore 18, è previsto ELLE S’EN VA di Emmanuelle Bercot [Francia • 2013 • 116′], in versione originale in francese con sottotitoli. In collaborazione con Alliance française di Torino.
Cathy (Catherine Deneuve), una donna sulla sessantina, si ritrova abbandonata dall’amante nello stesso momento in cui il suo ristorante sta fallendo. Non sapendo cosa fare della sua vita, sale in macchina con l’intenzione di fare un giro. Sarà l’inizio di una fuga che la porterà verso incontri imprevisti, ad un concorso di ex reginette di bellezza, a riallacciare i rapporti con la figlia, a scoprire di avere un nipote e a trovare un nuovo amore.
Ultimi, ma non ultimi, due appuntamenti di metà mese che vi consiglio di iniziare a segnare in agenda: sabato 14 maggio, ore 21, serata evento con la proiezione di UNA STANZA DI CASA MIA, un film di Daniele Gaglianone (Italia, 2015, 61’). Al termine della proiezione il giornalista Maurizio Pagliassotti ne discute con il regista Daniele Gaglianone, con Andrea De Benedetti, autore del libro “Binario Morto”, e il pubblico.
Il documentario è una lunga e interessante intervista al giornalista Luca Rastello, realizzata nel giugno 2012 e mai inserita all’interno di “Qui” (2014), documentario realizzato da Daniele Gaglianone sul movimento NO TAV.
Il film raccoglie la testimonianza del viaggio-inchiesta che Luca Rastello fece nel 2012 con l’amico e collega Andrea De Benedetti, percorrendo, da Lisbona a Kiev, l’intero corridoio 5, di cui la tratta Torino-Lione fa parte. Ne emerge, ancora una volta, la grande capacità di Rastello di raccontare e spiegare in maniera analitica, storica, onesta i fenomeni politici e sociali del mondo contemporaneo.
Domenica 15 maggio 2016, ore 18 e 21, è infine previsto APPENA APRO GLI OCCHI di Leyla Bouzid, il canto della libertà di una giovane regista tunisina.
Nel 2010, pochi mesi in anticipo sulla “primavera araba” la diciottenne Farah ottiene il diploma che, secondo la sua famiglia, dovrebbe permetterle di iscriversi alla facoltà di Medicina. I progetti della ragazza, però, sono altri: assetata di libertà, Farah è la cantante di una band di ragazzi il cui repertorio esprime la frustrazione e la ribellione dei giovani tunisini, costretti a vivere una vita senza prospettive dove ogni gesto e ogni parola possono essere censurati e puniti. Farah, che vive la sua prima storia d’amore col musicista Borhène, canta la sua sfida a un potere politico basato sulla delazione e la paura, frequenta bar per soli uomini e non si cura delle angosce della madre Hayet, donna tutt’altro che repressiva ma spaventata di quel che potrebbe accaderle. E infatti la polizia di Ben Ali spia i suoi passi, fino al giorno in cui la giovane viene sequestrata.