“Babylon sisters” |
Anche quest’anno il Piemonte Movie gLocal Film Festival congeda il suo pubblico con un lungometraggio di finzione: Babylon Sisters di Gigi Roccati, regista torinese già apprezzato come documentarista per il suo lavoro in Libano e Afghanistan e premiato per La Strada per Kabul, qui alla sua prima opera di finzione. Domenica 12 marzo alle ore 21.30 al cinema Massimo Sala 2 (Via Verdi 18, Torino) anteprima regionale di con ospiti in sala il regista e parte del cast tra cui Amber Dutta, Rahul Dutta, Nav Ghotra e i produttori Gino e Sarah Pennacchi di Tico Film.
Babylon Sisters è una fiaba contemporanea che a ritmo di musica celebra la forza e la bellezza della multiculturalità; liberamente ispirato al libro “Amiche per la pelle” di Laila Wadia, ambientato anch’esso a Trieste dove vive la stessa scrittrice indiana, città multietnica tradizionalmente luogo di incontro e fusione di culture e religioni diverse. La vita di alcune famiglie di immigrati di un palazzo della periferia di Trieste è scossa dall’arrivo di lettere con ordine di sfratto. Saranno le donne a prendere in mano la situazione con l’idea di una scuola di danza, la loro sorellanza sinonimo di solidarietà, amicizia, gioia del vivere. Diventano per tutti le “Babylon Sisters”.
Sinossi. Kamla si è da poco trasferita con i genitori in un palazzo degradato alla periferia di Trieste abitato da altre famiglie di immigrati e da un vecchio professore che odia tutti. Quando arriva la lettera di sfratto, determinati a non lasciare le proprie case, gli uomini reagiscono con rabbia alle minacce del padrone fuorilegge, mentre le donne si uniscono per salvare il destino delle proprie famiglie, tra risate, pianti e incomprensioni. Intanto la piccola Kamla e il professor Leone diventano amici contro la volontà del padre, mentre la madre Shanti presto rivela il dono di saper ballare come una star di Bollywood. Con l’aiuto di un’amica italiana, nasce il progetto di una scuola di danza e nel quartiere già si parla delle Babylon Sisters.
Dichiarazione del regista: Babylon Sisters è una storia migrante e quotidiana, raccontata con sguardo che dal realismo muove al pop, per restituire con anima musicale, i drammi e le gioie di un’umanità colorata che coesiste in precaria armonia. Il film prende il titolo dalla sorellanza di un gruppo di donne che si uniscono nella lotta per la casa e finiscono per aprire una scuola di balli, diventando una rock band di quartiere. Girato nella periferia di Trieste, a Ponziana, dove abbiamo incontrato i personaggi che popolano il racconto diventandone artefici già in scrittura, proprio come il paesaggio suburbano e portuale, contenitore di destini e desideri delle persone che lo abitano.
Viaggiando per documentari dalla Cina all’Afghanistan, dalla Nigeria al Libano, mi sono sempre sentito a casa, incontrando l’accoglienza, la dignità, e l’ospitalità, anche degli ultimi, condivisa in cambio di niente. Quasi come se portarsi via il ricordo di un caffè con della frutta, potesse contribuire ad abbattere un altro stereotipo. In questo tempo di migrazioni drammatiche, quando interessi geopolitici fanno economia delle tragedie umane, abbiamo voluto raccontare una storia diversa, che parla di nuove cittadinanze, e di persone che si uniscono per difendere i propri diritti e riscoprono la solidarietà e l’amicizia, proprio nella condivisione della sorte, con l’ironia e la gioia del vivere. Anche il cast è stato un territorio di scoperta, portando in scena attori e persone della strada che, interpretando loro stesse, tentano di rimediare a una ingiustizia. Lavorando insieme al loro ho adattato la sceneggiatura, e con a Peppe Voltarelli abbiamo immaginato una colonna sonora ricca di collaborazioni. Emblematica per una storia in cui tutti cambiano nell’affrontare un futuro incerto, che vuole essere un “sanacore”, dal ritmo incalzante grazie alla determinazione dei protagonisti ed alle risorse vitali cui sanno attingere. Così la finzione è diventata realtà e l’esperienza del film uno stile di vita, che ci ricorda quanto abbiamo in comune, e trasforma le nostre differenze nella ricchezza del mondo, in un’avventura urgente nel presente.