Dreyer musicato dal vivo (e recitato) per il Birthday Party del Massimo

Mercoledì 2 ottobre alle 21 una serata speciale per “Birthday Party – 30 anni al Massimo!”, nata dalla collaborazione tra Distretto Cinema e Museo Nazionale del Cinema. Lo schermo della Sala Cabiria del Cinema Massimo-Mnc, via Verdi 18, s’accende per proiettare una pellicola più volte andata perduta, “La passione di Giovanna d’Arco”, firmata nel 1928 da Carl Theodor Dreyer, con Renée Falconetti, Michel Simon, Eugène Silvain, da molti considerato l’ultimo capolavoro del cinema muto.

Viene proposta nella versione originale – restaurata e senza censure – con didascalie interpretate dal vivo da Eleonora Giovanardi, attrice teatrale molto apprezzata dalla critica, nota al grande pubblico per essere stata la coprotagonista di due film popolari, “Quo vado?” e “Natale a Londra – Dio salvi la regina”. Al pianoforte – ad accompagnare, dal vivo, film e l’attrice – Stefano Maccagno, pianista e compositore ufficiale del Museo Nazionale del Cinema di Torino, mentre al sound design c’è Max Viale, candidato quest’anno ai David di Donatello per il lavoro insieme ai Gatto Ciliegia su “Nico 1988” di Susanna Nicchiarelli.

Le vicissitudini del film

Il film fu proiettato, per la prima volta, il 21 aprile 1928 al Cinema Palads Teatret di Copenaghen: l’unica in cui verrà proposto nella versione originale, non censurata. In Francia la distribuzione subisce ritardi e tagli, imposti dall’Arcivescovo di Parigi e dalla censura governativa. Dopo due proiezioni private, debutta il 25 ottobre 1928 al Cinema Marivaux di Parigi. Ma il 6 dicembre 1928 il negativo originale va perduto in un incendio.

Dreyer, allora, riesce a montare una nuova versione utilizzando scene alternative, ma anche questa pellicola va distrutta in un incendio del 1929. Per un quarantennio il film scompare. Poi circola una versione montata da Joseph-Marie Lo Duca, zeppa di modifiche. Altre copie, false, vengono proiettate. Fino al 1981 quando un impiegato dell’Istituto Psichiatrico Kikemark Sykehus, nei pressi di Oslo, trova in un armadio alcune pellicole. Vengono mandate al Norwegian Film Institute e sono esaminate solo tre anni dopo. Qui, la sorpresa: sono una copia del negativo originale con didascalie in danese andato perduto nell’incendio. La prima versione non censurata. Insieme alla pellicola, tutta la documentazione della censura. Harald Arnesen, il direttore dell’istituto, era un appassionato di storia del cinema e probabilmente aveva voluto mostrare il film ai pazienti, come dimostra l’usura della pellicola.

Al Massimo verrà mostrata questa versione. È presentata a 20 fotogrammi al secondo (invece di 24), con la stessa frequenza dei fotogrammi pensata da Dreyer.