Registe (a Torino): Laura Halilovic

Nuova puntata di Registe (a Torino): ospite Laura Halilovic.

Come ti sei avvicinata al mondo del cinema?

Tutto parte dal mio amore per Woody Allen, vedendo i suoi film ho capito che volevo fare cinema. A 14 anni ho scritto la mia prima storia, per un cortometraggio, sui temi che potevo conoscere a quell’età: l’illusione e il tradimento. Quella storia è diventata un corto ‘vero’, che si intitola “Illusione”, che ha partecipato e vinto al Sottodiciotto Film Festival nel 2007.
Da lì ho proseguito… Ma l’occasione per imparare davvero il mestiere è nata un paio di anni prima, quando ho conosciuto Davide Tosco e Nicola Rondolino mentre giravano “Sei. Radici in superficie. Un documentario sulla Falchera”, girato nel quartiere in cui vivo. Li conobbi e gli diedi una mano per spiegargli come muoversi nella zona, ma solo se mi promettevano di aiutarmi poi loro con il mio corto! Così è andata e grazie a loro ho capito cosa voleva dire fare del cinema…

Nel 2009 è uscito il tuo primo documentario, “Io, la Mia Famiglia Rom e Woody Allen” (visibile qui, NdI).

Si tratta di un progetto nato per mettermi in gioco e raccontare me stessa. Volevo cancellare stereotipi e razzismo, facendo conoscere me stessa, la mia famiglia e il mio sogno cinematografico agli altri, ai non rom, i “gadjé”.
A luglio di quell’anno è andato in anteprima su Raitre: ero molto emozionata, mi aspettavo di subire i commenti peggiori del mondo ma invece ha avuto grande successo, non pensavo piacesse così tanto! Gli stereotipi ho dovuto abbatterli anche nella mia comunità: quando mi vedevano andare in giro, accompagnata da due uomini, più grandi e alti di me, anche se avevo la camera in mano molti erano offensivi (dicevano in giro che facevo cinema porno…). Poi, dopo la tv e il successo, molti di quelli che mi insultavano mi han chiesto di essere coinvolti, se avessi fatto altri film…
Girare “Io, la mia famiglia rom e Woody Allen” è stato bello e complesso: non sapevo da dove iniziare, essendo la prima volta. Ma ho capito che essere veri, essere se stessi dal profondo del cuore aiuta molto: dicevo quello che mi passava per la testa, il documentario racconta la verità, tutta. Anche la mia famiglia, quando si è vista sullo schermo, si è riconosciuta e ha apprezzato il mio lavoro.

Nel 2014 un nuovo esordio, nel lungometraggio di finzione, con “Io Rom Romantica” (visibile su RaiPlay, NdI). 

Il soggetto è stato preso dal mio documentario. Io avevo un’altra idea, ma il produttore ha scelto così visto il riscontro che aveva avuto il mio progetto precedente. È stata una grande soddisfazione vederlo al cinema, non ci avrei mai creduto: vedere il mio nome scritto sul cartellone, “Un film di Laura Halilovic”… che emozione!
Anche qui ho imparato molto sul campo, io non smetto mai di scoprire nuove cose… negli anni ho anche partecipato come assistente alla regia sui set di Ricky Tognazzi e Giacomo Campiotti, vedendoli al lavoro ho capito molto. Sono entrata sempre sul set con molto rispetto e pian piano mi sono fatta rispettare (anche con gli attori: lavorare con loro è una fatica enorme!).

Ora stai lavorando su qualche nuovo progetto?

Si, ho due sceneggiature pronte che spero possano diventare presto dei film, ne ho parlato in Rai e loro ci sarebbero, ma servono altri produttori. Uno è la storia di un ragazzo rom gay che denuncia alcuni abusi che ha subìto da bambino dai rom stessi, la sua difficoltà a capire a 11 anni se fosse o no realmente gay, le violenze subite… L’altra è una storia più classica, di amori e tradimenti.