Long Form / Forma Lunga: Mike Myers

Solo osando si possono ottenere grandiosi successi (e, inevitabilmente, anche incappare in clamorose cadute): lo sa bene chi punta al “tutto per tutto” su un palco per strappare una risata al suo pubblico, improvvisando e creando, costruendo personaggi e situazioni esilaranti che dovranno reggere nel tempo ma anche poter essere archiviate prima dell’eccessiva ripetizione, provando ad aggiornare il proprio repertorio senza mai scendere di livello e riuscendo a coinvolgere generazioni di nuovi spettatori…

Un’impresa quasi impossibile, cui però chi ha la comicità nel sangue si dedica con pervicacia. Michael Myers detto Mike (anche per evitare i fraintendimenti con il Michael Myers più famoso della storia del cinema, l’immortale assassino della saga creata da John Carpenter, “Halloween”1), canadese classe 1963 nato da genitori britannici emigrati – lei ex-studentessa di recitazione, lui grande appassionato che fece innamorare il piccolo Mike del cinema (di Monty Python e Peter Sellers, in particolare2) – ha saputo costruire un enorme riscontro e trovare incondizionata fiducia da parte del suo pubblico, dando vita a personaggi iconici (Wayne Campbell e Austin Powers, su tutti, ma anche l’orco Shrek cui ha donato la sua voce) per poi rimanere travolto dai flop roboanti di opere in cui credeva fortemente (“Il Gatto” e – soprattutto – “Love Guru”), al punto da sparire quasi completamente dal cinema (e per il futuro si vocifera solo di potenziali numeri 3, 4 o 5 dei rispettivi e antichi successi…).

La carriera di Myers si può grossolanamente dividere in quattro fasi: gli anni ’80 della formazione e dell’affermazione; gli anni ’90 del successo planetario (ma anche della morte del padre, che lo segnerà fortemente con una depressione che non lo lascerà più); gli anni Duemila del crollo repentino; gli anni ’10 dell’oblio quasi totale. Profeta dell’umorismo immaturo e infantile, vulcanico e “ipercinetico”3, il comico canadese ora pressoché ignorato dagli Studios (e ricordato solo da fan ormai sulla quarantina) venne definito da alcuni critici il “nuovo Peter Sellers”4 (letto ora sembra quasi blasfemia, ma ai tempi c’erano validi motivi per sostenerlo5).

Poche ore dopo l’esame finale delle scuole superiori6, nel 1982, Myers – che già dal decennio precedente su spinta paterna si dilettava in provini e piccole esperienze attoriali – entrò a far parte del gruppo itinerante di improvvisazione teatrale “Toronto’s Second City Comedy“, fondato a Chicago ma con “basi” anche a Toronto (dal cui palco si sono fatti notare altri talenti, come Dan Aykroyd, John Candy, Martin Short e Gilda Radner7) e Los Angeles. Dopo i successi in Canada, Myers venne “promosso” sul palco principale e da lì iniziò seriamente a farsi notare: vedendolo sera dopo sera confrontarsi col pubblico, Lorne Michaels lo assolderà per entrare nel cast della sua creatura televisiva, il mitico Saturday Night Live8 (dove resterà dal 1989 al 1995). Per lo storico show di NBC Myers creerà nuovi personaggi ma ne porterà molti con sé dal suo repertorio, come il capellone metallaro Wayne Campbell, nato per lo show di una tv canadese a inizio anni ’809 e poi affinato nel tempo10: “Mi venne l’idea che Wayne fosse un ragazzo cresciuto a Scarborough, Ontario, in Canada (come me). Di solito interpretavo questo personaggio alle feste quando avevo 11-12 anni, nel periodo della mia formazione. Si basa sull’esperienza dell’heavy metal che ho fatto da ragazzino”11. Al quarto episodio di Myers come membro del cast dell’SNL (il primo fu il 21 gennaio 1989, il quarto il 18 febbraio) lo sketch di Wayne condotto insieme al comico Dana Carvey – ai tempi più noto di lui – nei panni di Garth Algar era già uno dei più amati dal pubblico e l’idea di farlo diventare un film iniziò subito a concretizzarsi.

Gli anni ’90

La produzione del film partì il 2 agosto 1991 e in soli 34 giorni di riprese “Wayne’s World” (che noi italiani imparammo a chiamare “Fusi di testa”) fu pronto12: l’uscita nei cinema statunitensi avvenne il 14 febbraio 1992, il successo fu clamoroso. Secondo film a nascere dagli sketch del SNL dopo il mitico “The Blues Brothers” del 1980, è ancora oggi il maggior incasso del “genere”, con oltre 120 milioni di dollari raccolti e la partenza in pre-produzione del “capitolo 2” pressoché immediata.

Due amici nel seminterrato di casa conducono dal loro divano una trasmissione per una tv via cavo dedicata alla loro grande passione, la musica metal. Vengono adocchiati da un produttore che propone loro il passaggio su un canale più seguito, a costo però di fare i conti con sponsor e regole troppo “commerciali”. Un amore in vista e qualche rivalità completano la (semplice) narrazione.

Accanto a Myers e Carvey, Tia Carrere, Rob Lowe e – in un cameo spassoso – Alice Cooper: la comicità è sempre basica e infantile, i due amici sono dei bambini cresciuti che scherzano con la musica e con gli impulsi sessuali, arrossiscono quando una ragazza rivolge loro la parola e – soprattutto – amano spassionatamente la musica (“Noi non siamo degni!”, il mantra che rivolgono alle star cui si trovano di fronte, è emblematico).

Che la musica sia il centro d’interesse di “Fusi di testa” e degli sketch con Wayne Campbell è evidente a tutti. Prova (ulteriore) di ciò è l’impatto sul pubblico che ebbe una delle prime scene del film: gli amici di Wayne passano a prenderlo e tutti insieme si mettono ad ascoltare una canzone, “Bohemian Rhapsody” dei Queen, su cui si lasciano andare cantando e ballando (sul posto) scatenati. In quel periodo la band del compianto Freddie Mercury non è più di moda, ma all’uscita del film tornerà subito al numero 2 in classifica negli USA contribuendo al rilancio del gruppo a pochi mesi dalla morte del cantante (che fece in tempo a vedere la clip e ad approvarla).

Questa scena non nacque per merito di Myers, ma a lui si deve la scelta della canzone (la produzione voleva un pezzo dei Guns’n’Roses, ma lui minacciò di lasciare il film se non lo avessero accontentato13). “Mike però non la voleva girare, gli faceva male il collo a furia di fare headbanging e la considerava stupida”14, ha confidato in seguito la regista del film, Penelope Spheeris, molto più esperta di lui in materia: era stata infatti scelta proprio per questo dal suo amico Lorne Michaels, che aveva apprezzato il suo lavoro musicale nel documentario “The Decline and Fall of Western Civilization part 2 – The Metal Years” e conosceva inoltre la sua velocità nel girare. Spheeris sarà la prima, ma non l’ultima, regista con cui l’attore avrà dei problemi sul set. “Ho odiato quel bastardo per anni”15, ha dichiarato molto tempo dopo, anche perché convinta che sia stato proprio Myers a mettere il veto sul suo ritorno in regia per il capitolo 2 della serie. Ma il successo del film è indubbio: Wayne Campbell è la voce della sua generazione.

A fine giugno del 1992 Myers è di nuovo su un set per una nuova commedia, più tradizionale, “Mia moglie è una pazza assassina (So I Married an Axe Murderer)“, diretto da Thomas Schlamme e capace di ottenere buoni riscontri di pubblico: storia di un uomo innamorato di una donna misteriosa che teme possa essere una pluri-omicida. Se all’apparenza pare solo una commedia romantica come tante, la sceneggiatura offre a Myers la stimolante possibilità di interpretare – per la prima volta al cinema, diventerà una sua costante – più di un ruolo, Charlie e suo padre Stuart (di origini scozzesi, lo ha costruito sulla figura del suo vero padre, morto da poco e già “usato” per costruire un suo personaggio televisivo, chiamato Stuart Rankin).

Il suo personaggio si esibisce sui palchi – come poeta beat, ma le sue performance non si discostano molto da quelle di uno stand up comedian come lui era stato in realtà – e, seppur non accreditato nella sceneggiatura, Myers ha lavorato molto sui suoi dialoghi e ha avuto la libertà di aggiungere al ruolo qualche tratto da lui improvvisato (pare che durante una ripresa, distratta dalle sue improvvisazioni e dalle sue buffonate, la povera co-protagonista Nancy Travis che interpretava una macellaia si tagliò accidentalmente parte di un dito – poi riattaccatole: la scena non è stata inserita nel montaggio finale…16). Come già avvenuto con Spheeris in “Fusi di testa”, anche su questo set le malelingue vociferano di tensioni tra l’attore e il regista, seppur dovute soltanto al suo impegno totale nel lavoro: “Sì, è stato difficile (avere a che fare con lui)”, ha raccontato Schlamme in seguito17. E il produttore Rob Fried ha aggiunto: “Mike è un visionario, ma il suo modo di ottenere ciò che vuole è minacciando ed esprimendo rabbia”18.

“Mia moglie è una pazza assassina” arriva al pubblico statunitense il 30 luglio 1993, ma Myers da qualche settimana (dal 24 giugno, per l’esattezza) è già impegnato nelle riprese del secondo “Fusi di testa” (che uscirà in sala negli USA il 10 dicembre di quello stesso anno). Gli ingredienti sono gli stessi del primo (ironia demenziale, amicizia maschile, sguardi in camera e tanta musica metal con gli Aerosmith che prendono il posto di Alice Cooper), ma nonostante un parterre di partecipazioni illustri (da Christopher Walken a Kim Basinger, da Drew Barrymore a Charlton Heston!) il film non sfonda al botteghino e non dà al comico le soddisfazioni attese. Lo dirige Stephen Surjik, al posto di Spheeris: Myers spadroneggia con il suo amore per la cultura popolare (già evidente nel primo film) e, con l’organizzazione del concerto di Waynestock al centro del racconto, inizia ad avvicinarsi alle atmosfere “sixties” che faranno la fortuna della saga di Austin Powers qualche anno dopo.

Ma l’insuccesso di “Fusi di testa 2” segna molto il morale di Myers, ancora provato dalla morte del padre, al punto che sceglie il ritorno in televisione nel comodo nido del Saturday Night Live: solo tv per qualche tempo, niente set (“Austin Powers” uscirà quattro anni dopo, nel 1997). A riportarlo al cinema sarà la fine brusca del suo rapporto con Lorne Michaels, nel 199519. Questa volta, però, le colpe non furono (solo) sue: il New York Magazine pubblicò un reportage crudo20 sulle problematiche all’interno del cast e con la produzione, al punto che per salvare la trasmissione Michaels fu costretto a ripartire quasi da zero con un nuovo gruppo di comici a partire dalla stagione successiva.

Per Mike Myers tutto cambiò, ancora una volta, il 2 maggio 1997, all’uscita in sala di “Austin Powers – Il controspione (Austin Powers: International Man of Mystery)”. Le aspettative per il film erano molto basse21, il successo di “Fusi di testa” era lontano e comunque molto legato ai fasti dello show televisivo: se i risultati al box office furono discreti (il totale nel mondo si è fermato a 67 milioni di dollari con un budget iniziale di circa 16,5, contando che in Inghilterra uscì nelle settimane di lutto per la morte di Lady D e non andò benissimo), il vero exploit avvenne con le vendite dei DVD, che crearono il mito e posero le basi per la produzione di ben due seguiti.

Nel costruire la storia e i personaggi, il ricordo del padre scomparso fu ancora decisivo: “Dopo la sua morte, nel 1991, stavo facendo il punto della sua influenza su di me come persona e della sua influenza su di me con la commedia in generale. Austin Powers è stato un omaggio a lui, che [mi ha fatto conoscere] James Bond, Peter Sellers, The Beatles, The Goodies, Peter Cook e Dudley Moore. L’ho scritto nel 1995 e le basi della sceneggiatura sono state pronte in due settimane. Non sapevo se sarebbe stato apprezzato anche da chi non era cresciuto in casa mia… ma quando l’ho mostrato al [regista] Jay Roach – ci eravamo incontrati a una festa ed eravamo diventati amici – mi ha fatto avere 10 pagine di appunti dattiloscritti. Tutto ciò che mi ha detto lo ha reso un film migliore”22.

Il film comincia come un omaggio ai classici di James Bond, con un cattivo minaccioso con gatto in mano – di cui non vediamo la faccia – e un nemico giurato, l’agente segreto Austin Powers, che entra in scena con i suoi coloratissimi abiti anni ’60, occhiali dalla montatura spessa, capelli vaporosi e una passione mai frenata per le belle donne, che lo adorano (la sua più grande qualità, per non incorrere in fraintendimenti, è il “mai più moscio” – tradizione italiana impossibile della parola “mojo”…).

Scatenato e inarrestabile, Powers è lo stereotipo vivente della “swinging London” e della spia per antonomasia, 007, con il suo mondo di gadget (opportunamente rivisti) e strategie (inevitabilmente più sconclusionate). L’idea è “semplice”: a causa di una ibernazione preventiva (il suo nemico si è salvato da lui ibernandosi, e così l’agente segreto lo imita), Powers si risveglia nel presente ma si comporta come se fosse ancora nei Sixties: il confronto tra epoche genera ilarità e lo spaesamento produce lo “spasso”… Tutto funziona a dovere, nella saga di Austin Powers: la “libido” dell’agente segreto non riposa mai, le allusioni sessuali sono una costante e l’ironia triviale è l’ingrediente principale della (futura) trilogia. Trovate vincenti e umorismo “demenziale e grezzo, ma non offensivo” (è la definizione della co-protagonista Elizabeth Hurley23) in un film che riuscì ad ottenere anche un divieto ai minori per le nudità maschili mostrate (quelle di Austin, ovviamente).

Anche per questo progetto va segnalata una polemica legata al comportamento di Myers, non con il regista ma con l’ex-sodale Dana Carvey: a detta di quest’ultimo il personaggio del Dr. Male è fortemente ispirato all’imitazione con cui lui divertiva i colleghi dell’SNL prendendo in giro Lorne Michaels. Un “furto” che li separò e che solo anni dopo si appianò: nel 2019 nel corso di un’intervista radiofonica24 Carvey confidò di aver molto patito la cosa, che i due non ne avevano mai parlato ma lui lo aveva fatto con il suo terapista… e di avere, dopo molto tempo, finalmente “lasciato andare” il suo risentimento, perdonando il collega anche per la bravura con cui era riuscito a rendere i personaggi del film25.

La riuscita di quel lavoro cancellerà anche i dissidi e le difficoltà degli anni precedenti con Penelope Spheeris, che ebbe a dichiarare in merito: “(Lo odiavo) Ma quando ho visto Austin Powers, ho detto: <Ti perdono, Mike. Puoi essere lunatico, puoi essere un coglione, puoi essere cose che gli altri di noi non possono essere, perché hai un talento profondo. E ti perdono>”. Dal successo del primo film spionistico, Myers inoltre inizia la sua carriera (non di grande successo, a dire il vero) nei ruoli più seri o addirittura drammatici: “Studio 54 (54)“, “Pete’s Meteor” e “Mistery, Alaska” sono i primi, a cui seguiranno altre esperienze in tempi più recenti.

Nel novembre 1998 il comico canadese tornerà sul set per il secondo capitolo di Austin Powers, “La spia che ci provava (The spy who shagged me)”. La formula non cambia (c’è Heather Graham al posto di Elizabeth Hurley, e un’evidente superiorità di budget a disposizione con partecipazioni di attori di prestigio come Tim Robbins), le risate si cercano con gli stessi meccanismi (e funzionano ancora) e si aggiunge al tutto un personaggio disgustosamente iconico come Ciccio Bastardo (anche lui impersonato da un Myers sempre più straripante).

Gli anni 2000

L’inizio degli anni 2000 porta gli ultimi grandi successi della sua carriera (il suo nome è talmente ambito che c’è chi lo propone per un’eventuale ripartenza della saga della Pantera Rosa26). Il collega del Saturday Night Live (già nel cast dei film di Wayne Campbell), Chris Farley, muore improvvisamente a soli 33 anni per overdose: il progetto a cui stava lavorando era il doppiaggio di un film d’animazione scorretto e innovativo, la storia di un grosso orco verde chiamato Shrek… il suo posto venne assegnato a Myers, che riuscì a imprimere un carattere speciale al personaggio (dandogli un accento scozzese) contribuendo al successo della saga che alla fine contò quattro film e numerosi “special”. Le sue idee costarono un po’ di soldi alla produzione (erano già stati registrati tre quinti del doppiaggio quando gli venne l’idea dell’accento giusto…27), creando un po’ di tensioni che rientrarono – per l’ennesima volta – grazie all’enorme riscontro del film nel mondo.

Nel frattempo – il 22 luglio 2002 – si chiudeva anche la trilogia di Austin Powers. Nel terzo film si aggiunge il personaggio del padre di Austin (Michael Caine, icona vivente: i suoi tratti – manco a dirlo – sono disegnati sul vero genitore di Myers), la “donna” protagonista è una giovane ma già lanciatissima Beyoncé Knowles, in divertenti apparizioni ci sono anche Tom Cruise, Kevin Spacey, Gwyneth Paltrow, Danny DeVito, Quincy Jones, Britney Spears, Steven Spielberg, gli Osbourne, John Travolta… e Mike Myers, alle prese con un personaggio in più, il “Goldmember” del titolo, misterioso cattivone olandese dotato di genitali dorati. Il box office però non reagisce a dovere, è tempo di provare qualcosa di nuovo.

Il 7 ottobre dello stesso anno iniziano le riprese de “Il Gatto (The cat in the hat)”, diretto da Bo Welch e tratto dall’omonimo libro a fumetti del Dottor Seuss. Un budget di 109 milioni di dollari per un incasso a livello mondiale di poco superiore (133 milioni), incapace di evitare al progetto la nomea di “flop” (con marketing e spese varie le spese non vennero coperte per intero).

Inatteso ma senza appello, fu il primo grande fallimento attoriale di Myers, che aveva approcciato il progetto con entusiasmo: “Il Gatto è il primo libro che ho letto nella mia vita, è il mio preferito. Mi piace perché è un personaggio che sembra un anarchico all’inizio, ma poi ti rendi conto che è un insegnante e ciò che insegna è l’equilibrio”28.

Il risultato però fu tragico, su più fronti. Intanto per l’effetto che ebbe su Audrey Giesel, vedova del Dr. Seuss (storico autore di libri per l’infanzia) che ne deteneva i diritti: “Mai più concederò il permesso di trarre dalle sue storie un film che non sia interamente animato”, dichiarò inorridita dopo aver visto questa versione. E dire che circa un mese prima della sua uscita in sala, nel novembre 2003, Myers aveva già programmato con i produttori la realizzazione del seguito, basato sul libro di Seuss “The Cat in the Hat Comes Back”29. Inutile dire che quel film non vide mai la luce.

Il secondo aspetto per cui “Il Gatto” fu un’esperienza fallimentare dipese dal carattere di Myers e dal suo difficile rapporto con i colleghi. Ancora una volta. In questa occasione l’attrice Amy Hill, che interpreta la babysitter Mrs. Kwan, si espose in un’intervista a “Random Rules”30, dicendo che lavorare con lui era stato terribile, che non parlava con nessuno sul set tranne che con il regista, isolandosi completamente. Inoltre, scene aggiuntive e inutili erano state volute e aggiunte da lui, mai soddisfatto dai risultati. Perché questo atteggiamento da parte sua? Per il suo perfezionismo esasperato e – probabilmente – per il suo carattere “non semplicissimo”. Universal lo aveva infatti citato per diversi milioni di dollari per non aver portato avanti il progetto del film “Dieter”31, tratto da un suo vecchio sketch al Saturday Night Live32, e “Il Gatto” finì nell’accordo pacificatore.

Le recensioni dell’epoca non furono neanche così negative, semplicemente il film non trovò un suo pubblico: troppo duro e volgare per piacere ai bambini, troppo colorato e “giocoso” per attirare i più grandi. Scenografie notevoli, almeno un personaggio perfetto (il pesce rosso), attori di qualità (un Alec Baldwin molto autoironico) e una storia famosissima non bastarono a salvare il progetto. Myers ne uscì a pezzi, passarono anni prima di mettere in piedi un altro lavoro veramente suo. Per sua fortuna la saga di Shrek continuava ad avere successo globale (nel 2004 uscì il capitolo 2, nel 2007 il terzo e nel 2010 il quarto e per ora ultimo), perché le altre apparizioni – seppur in commedie – non funzionarono a dovere (“Nobody knows anything!” e “Una hostess tra le nuvole (View from the top)”, anche se si tratta solo di due piccole parti) e soprattutto perché nel 2008 il nuovo grande progetto da lui scritto voluto prodotto e interpretato, “Love Guru”, sarà un fallimento di tali proporzioni da segnare definitivamente la carriera degli anni successivi. A peggiorare le cose per Myers, il divorzio nel 2005…

Con “Love Guru” sembrava potesse tornare al successo, le premesse c’erano tutte, a cominciare da un personaggio già testato negli spettacoli dal vivo negli anni precedenti, quello di Guru Pitka, guru indiano un po’ becero ma pieno di entusiasmo chiamato a salvare il destino di un campione di hockey su ghiaccio depresso dal tradimento della moglie. Cast ricco (da Jessica Alba a Justin Timberlake) per un film – le cui riprese iniziano a settembre 2007 – che unisce due grandi passioni di Myers (“Ho due passioni, le filosofie orientali e la squadra di hockey dei Toronto Maple Leafs! È stata gioia pura girare questo film”33) ma non riesce a convincere appieno (a rivederlo anni dopo, non è molto diverso dall’umorismo alla base di Austin Powers: solo i tempi sono cambiati…).

Sessantadue milioni di budget per 40 di incasso in tutto il mondo per il film, uscito nelle sale statunitensi il 20 giugno 2008: nonostante le consuete presenze di rilievo come “cameo” (da Val Kilmer a Kanye West, che festeggia il trionfo dei Maple Leafs in tribuna insieme al vero Mike Myers!), “Love Guru” è un fallimento mastodontico come gli elefanti chiamati a riprodursi in mezzo alla pista di ghiaccio a fine film. Il “trionfo” dell’attore ai Razzies Award di quell’anno (gli Oscar del “peggio” del cinema) segna la fine del suo periodo d’oro.

Gli anni ’10

Da “Love Guru” in poi, la delusione e soprattutto il crollo della sua libertà d’azione lo portano a ridimensionare il suo impegno nel cinema: da allora si limita ad apparizioni di basso minutaggio e a pochi progetti minori, per quanto significativi per lui come l’esordio alla regia cinematografica con il documentario “Supermensch”. Finché le sue creazioni macinavano incassi da record, nessuno osava limitare la sua tendenza a gestire in toto i film prevaricando colleghi e registi, ma non appena un paio di lavori si sono dimostrati (roboanti) flop, le cose sono cambiate.

Myers quindi si è dedicato alla nuova famiglia (nuova moglie e due figli), distraendosi un po’ e occupandosi d’altro: guardare l’hockey e i “suoi” Maple Leafs, giocare a Dungeons&Dragons, scrivere libri (il suo “Canada” è un omaggio al paese natale) e qualche breve apparizione cinematografica. Due in particolare vanno ricordate: Quentin Tarantino lo vuole nel suo “Bastardi senza gloria (Inglorious basterds)” (“Mike è un vero esperto della seconda Guerra Mondiale!”, ha dichiarato il regista presentando il film), e anni dopo interpreta il ruolo del manager che non credeva nelle capacità dei Queen in “Bohemian Rhapsody” (proprio lui, che grazie alle sue scelte contribuì alla loro riscoperta…34).

Durante le riprese del primo “Wayne’s World”, Myers aveva conosciuto il manager di Alice Cooper, Shep Gordon. Era stato lui a convincere il comico a scegliere “Feed my Frankenstein” per la colonna sonora del film (e non, come inizialmente previsto, “I’m Eighteen” e “School’s Out”). Da quel primo incontro nasce una sincera amicizia, Gordon diventa il suo mentore e lo ospita a casa sua per circa due mesi alla morte del padre35. Nel 2013 il comico ripaga tutto questo affetto esordendo alla regia con il documentario “Supermensch: The Legend of Shep Gordon”, tenero ritratto di una eccellente carriera.

La televisione lo vuole ancora, ma poco: torna con i suoi personaggi storici per il quarantennale del Saturday Night Live; nel 2015 HBO annuncia un accordo di due anni per non meglio precisati progetti che non vedono mai la luce36; si parla di un progetto con Netflix non meglio definito37; lavora (ma il primo anno mascherato e in incognito!38) allo show tv “The Gong”… Il suo nome è ancora (vagamente) noto (la gag delle maschere di Mike Myers e Michael Myers scambiate in “Baby Driver” è lì a dimostrarlo39), ma il cinema non lo cerca più.

Se dal 1991 a oggi, dice lui stesso, ha ricevuto solo 15 sceneggiature da valutare40, la sua comicità – anche se piena di stereotipi (anche razziali) e infantile – potrebbe trovare sicuramente spazio nel cinema attuale, tra la voglia di revival e le tante piattaforme sempre alla ricerca di contenuti. Eppure… eppure non accade. La necessità di controllare a 360 gradi i suoi progetti, i suoi rapporti complicati sui set (quanti lo hanno definito “difficult to work with41 – in trent’anni di carriera?) lo hanno sempre più allontanato dal cinema.

Gli unici progetti che sembra possano davvero vederlo “al centro” in futuro sono quelli con i suoi più amati personaggi, che lui ha creato per soddisfare il pubblico e farlo divertire. Sarà l’orco Shrek o il sempre giovane Wayne, o la spia imbattibile Austin a rilanciare Mike Myers?

NOTE

1https://screenrant.com/halloween-movie-michael-myers-mike-myers-actor-link/
2https://www.mymovies.it/biografia/?a=5413
3Mike Thomas, “The Second City – La culla della comicità”, Sagoma Editore
4https://www.mymovies.it/biografia/?a=5413
5http://trovacinema.repubblica.it/news/dettaglio/pantera-rosa-2000-mike-myers-sulle-tracce-di-peter-sellers/190105/ 

6https://www.mymovies.it/biografia/?a=5413
7Mike Thomas, op. cit.
8Un’altra attrice del gruppo, Nia Vardalos, ricorda: <Quelli di Chicago erano venuti a vedere Mike Myers e se l’erano portato via; l’aria era carica di tensione e di fermento. Riguardo al successo di Mike credo che ognuno dei suoi colleghi abbia pensato: “Sì, ci è riuscito, grazie all’aiuto di tutti noi”>. (Mike Thomas, op. cit.)
9https://en.wikipedia.org/wiki/Mike_Myers
10Tra i primi sketch con Wayne Campbell protagonista al Second City anche “Wayne & Nancy”, interpretato insieme a Deborah Theaker (Mike Thomas, op. cit.)
11Dall’intervista a Myers nei contenuti extra inserite nella versione home video del film.
12https://www.latimes.com/archives/la-xpm-1992-02-14-ca-2021-story.html
13https://www.imdb.com/title/tt0105793/trivia?ref_=tt_trv_trv
14Nel commento audio al film presente nella versione home video.
15https://ew.com/article/2008/06/16/mike-myers-man-mystery/
16https://www.imdb.com/title/tt0108174/trivia?ref_=tt_trv_trv
17https://www.imdb.com/title/tt0108174/trivia?ref_=tt_trv_trv
18https://www.looper.com/33887/mike-myers-doesnt-get-many-movie-offers-anymore/
19https://www.mymovies.it/biografia/?a=5413
20https://nymag.com/arts/tv/features/47548/
21https://www.hollywoodreporter.com/features/austin-powers-definitive-oral-history-mike-myers-jay-roach-more-reveal-secrets-997139
22Idem
23https://www.mediasetplay.mediaset.it/video/celebratedlegrandibiografie/mike-myers_F308784901004502
24https://www.hollywoodreporter.com/heat-vision/dana-carvey-forgives-mike-myers-allegedly-stealing-dr-evil-impression-1212965
25La versione di Carvey è in parte confermata dallo stesso Myers qui: https://www.hollywoodreporter.com/features/austin-powers-definitive-oral-history-mike-myers-jay-roach-more-reveal-secrets-997139
26http://trovacinema.repubblica.it/news/dettaglio/pantera-rosa-2000-mike-myers-sulle-tracce-di-peter-sellers/190105/
27https://www.mediasetplay.mediaset.it/video/celebratedlegrandibiografie/mike-myers_F308784901004502
28Dalle interviste contenute negli extra della bversione home video del film.
29https://www.imdb.com/title/tt0312528/trivia?ref_=tt_trv_trv
30Idem
31https://www.vulture.com/2013/10/dieter-the-mike-myers-franchise-that-never-was.html
32Idem
33Dalle interviste nei contenuti extra della versione home video del film.
34La gag di “Fusi di testa” è omaggiata anche in “Love Guru”.
35https://www.youtube.com/watch?v=YmsXSX5H27s
36https://www.looper.com/33887/mike-myers-doesnt-get-many-movie-offers-anymore/?utm_campaign=clip
37https://www.imdb.com/title/tt10203880/?ref_=nm_flmg_act_2
38https://www.looper.com/33887/mike-myers-doesnt-get-many-movie-offers-anymore/
39https://www.youtube.com/watch?v=woCVu9lVA0k
40https://www.looper.com/33887/mike-myers-doesnt-get-many-movie-offers-anymore/
41“Persona difficile con cui lavorare”:
https://www.youtube.com/watch?v=49Pt_Drkyfo