Registe (a Torino): Elena Beatrice

Nuova puntata di Registe (a Torino): ospite Elena Beatrice.

Quando hai deciso di avvicinarti al mondo del cinema?

Sono arrivata a questa carriera con un percorso un po’ particolare. Fin da piccola sono stata affascinata e attratta dalle attività creative, ho sempre scritto e disegnato e negli anni mi sono avvicinata al video e alla fotografia. Ero convinta che avrei studiato qualcosa di quel tipo all’Università ma durante gli ultimi anni di liceo ho iniziato ad apprezzare anche molto le materie scientifiche. Sono una persona curiosa e multidisciplinare, la psiche e il corpo umano mi hanno sempre affascinato per cui ho pensato che sarebbe stato interessante studiare Medicina. Quindi ho fatto il test di ammissione, sono entrata, mi sono laureata e per qualche anno ho fatto anche il medico. Tuttavia appena ho iniziato a lavorare ho realizzato quasi subito che non era la mia strada, non era quello che volevo fare. Ripensandoci adesso mi sembra ovvio, gli indizi per capire che non era il percorso giusto ci sono sempre stati ma per qualche ragione non li ho mai ascoltati. Durante gli anni dell’Università non ho mai abbandonato i miei progetti creativi e ho sempre pensato che sarei riuscita ad affiancare le due attività. Ad un certo punto però ho avuto ben chiaro che dovevo fare una scelta, altrimenti non sarei mai stata soddisfatta della mia vita. Così ho iniziato a riflettere sui passi da fare per costruirmi una carriera più affine a quello che mi appassionava.
All’inizio facevo molta fatica a parlare di questo cambio di rotta. Ora sono più tranquilla e cerco di considerarlo il mio “super potere”, quello che mi rende unica. Fa parte di me ed è presente nelle tematiche delle storie su cui lavoro, nella scrittura, nella mia sensibilità e nel modo con cui mi approccio a collaboratori, clienti, pubblico e attori.
In quella fase di transizione ho incontrato Daniele Lince che è stato sicuramente un punto di svolta soprattutto per quanto riguarda il mio diventare regista, abbiamo iniziato a lavorare insieme fin da subito e con lui quelle che erano solo idee sulla carta o nella mia mente si sono trasformate finalmente in qualcosa di concreto.

Come hai imparato il mestiere di regista (le nozioni tecniche, ma non solo)?

Non so darti una risposta precisa ma posso dirti che il mio amore per le immagini in generale e per quelle in movimento è nato da piccola con i film d’animazione, qualche anno dopo poi vicino a casa nostra ha aperto una videoteca e i miei genitori ci portavano una volta alla settimana. Io mi perdevo tra i titoli e alla fine sceglievo sistematicamente “Mamma ho perso l’aereo”, non so quante volte l’ho visto! Quando è arrivato MTV sono impazzita per i videoclip musicali. Passavo ore a guardarli, riguardarli e cercare di capire come potessero essere realizzati. Studiavo i colori, le storie, la scenografia, i costumi. Poi sono passata ai film e alle serie tv con i relativi making of e contenuti speciali. Sicuramente da tutti questi elementi ho assorbito qualcosa e questo mix di ispirazioni ha nutrito il mio immaginario e la mia formazione. Non ho un’educazione “formale” di regia, ho letto libri e seguito qualche corso ma ho imparato soprattutto sul campo, dal lavoro con gli attori e dallo scambio con i nostri collaboratori. Ogni progetto mi insegna qualcosa di nuovo e per me la continua formazione – e trasformazione – è uno degli aspetti più importanti del mio lavoro. Devo tanto anche a Daniele, lui è regista da più tempo di me e lavorando con lui so di essere partita “con una marcia in piú”. Come duo di registi/autori cerchiamo ogni giorno e a seconda del progetto di trovare il modo più efficace di scrivere, dirigere e collaborare. Non è sempre facile ma il doversi confrontare di continuo spesso è uno stimolo a migliorarsi.
Come regista ma in generale come creativa cerco di “tenermi allenata” guardando film, leggendo e osservando registi e creativi che stimo. Sono sempre in ascolto e aperta a ispirazioni, spunti e suggestioni che arrivano dal mondo che ci circonda, dai luoghi e dalle persone incontrate. Cinema e illustrazione sono i due ambiti in cui lavoro ma amo farmi ispirare e contaminare anche da altre forme d’arte.

Parlaci del tuo esordio alla regia, emozioni e ricordi dal set. Come hai capito che era il tema giusto per esordire?

La mia prima regia è stata il cortometraggio “reVirgination”, che Daniele ed io abbiamo girato in Albania durante una residenza artistica (Balkan’s Gate). È un film a cui sono molto affezionata anche per il contesto in cui è nato ed è la storia di una coppia che vuole sposarsi ma dovrà scontrarsi con una tradizione dura a morire. Si tratta di una commedia nera, genere che ci piace moltissimo, che vuole raccontare un problema, purtroppo ancora presente, in diversi luoghi del mondo legato al “test della verginità” durante la prima notte di nozze.
In quel momento non ho pensato troppo al fatto che fosse o meno il tema giusto per esordire. Sentivo che era una storia che andava raccontata e avevamo la possibilità di farlo, per cui mi sono buttata.
É stato un esordio in una situazione molto particolare ma, parlando anche degli altri corti che ho diretto, il set è sempre un momento emozionante anche perché spesso ci si arriva dopo mesi di preparazione. Non mi sento ancora così esperta di set, abbiamo girato i nostri cortometraggi in massimo 3-4 giorni ma sulla base della mia esperienza posso dire che il primo giorno spesso è tremendo, ci si deve ancora rodare con gli altri della troupe e c’è sempre un po’ di ansia da prestazione, il secondo va meglio, dal terzo in poi ci si inizia a divertire e a godersela, peccato che sia quasi finita! Non vedo l’ora di potermi mettere in gioco con un lungometraggio per vedere cosa succede con uno shooting più lungo.

In questo difficile 2020 sei riuscita a girare un nuovo corto, che esperienza è stata?

Sì, abbiamo girato “Verdiana” a fine giugno. È la storia di una coppia in crisi che, dopo un litigio in cui volano parole grosse, si risveglia con un problema: lui non riesce più a parlare e lei non può più sentire. In loro soccorso arriverà una Maestra Zen con una piantina un po’ speciale. La coppia è interpretata da Erica Del Bianco e Dario Leone, la Maestra Zen da Angela Finocchiaro.
Durante il lockdown abbiamo lavorato alla scrittura e allo sviluppo. Passavamo ore e ore in videochiamata con il resto della troupe, con tutte le difficoltà legate alla mancanza della presenza fisica. Abbiamo cercato di prepararci il più possibile in modo da essere pronti al meglio per lo shooting. Appena si è potuto, abbiamo girato, con problematiche e preoccupazioni legate alle misure di sicurezza che sono state fondamentali ma hanno portato via tantissimo tempo! In ogni caso siamo soddisfatti, al momento “Verdiana” è ancora inedito ma speriamo possa avere presto la sua premiere e iniziare il suo percorso. Di sicuro avremo un ricordo molto particolare della sua nascita ma in fin dei conti nessun progetto è uguale ad un altro e ognuno porta con sé situazioni e aneddoti sempre diversi da ricordare e raccontare.