Kaveh Mazaheri: “Con Botox ho vinto il Torino Film Festival”

Il regista iraniano Kaveh Mazaheri ha vinto il Torino Film Festival numero 38 con il suo lungometraggio d’esordio, “Botox“. “E’ una storia tutta di finzione“, ci ha raccontato dopo aver saputo della vittoria. “Io lavoro così: nel tempo raccolgo tante piccole cose, tante piccole idee, poi cerco un collegamento tra le varie immagini che ho in testa… Ad esempio, anni fa un mio amico è andato in auto nel deserto di sale e una ruota è rimasta impantanata nel fango, sono andato ad aiutarlo e quella immagine l’ho tenuta a mente e poi inserita nella storia. Nella mia vita c’è una persona che ha gli stessi problemi che ha il personaggio di Akram, volevo raccontarla. Poi mentre giravo un documentario ho scoperto che diverse donne in Iran lavorano a casa propria coltivando funghi commestibili, e ho messo anche questa cosa nella sceneggiatura…“.

Che esperienza è stata il festival in streaming? “Mi è mancato il contatto con il pubblico. Sono felice che il festival si sia fatto lo stesso, ma nulla è importante per un regista come sentire il respiro del pubblico di fronte al grande schermo mentre guarda il tuo lavoro. Il film è stato pensato per il grande schermo, per quelle dimensioni lì: ma fare il festival così ci ha unito tutti anche se eravamo distanziati, far vedere i film lo stesso è stato meraviglioso“.

Molto del valore di “Botox” è dato dalle sue attrici, in particolare da Sussan Parvar che interpreta Akram (la sorella minore Azar è invece Mahdokht Molaei). “Parvar in Iran è una notissima attrice comica, era molto spaventata all’idea di un ruolo serio come questo. Oltre tutto, la comicità da noi è molto parlata, qui invece doveva ricorrere a pochissime parole e solo alle espressioni e alle movenze. Abbiamo fatto tante letture della sceneggiatura ma non riusciva a entrare nel personaggio: poi al primo giorno di set magicamente c’è riuscita, aggiungendo anche molto di suo. Insieme a Molaei, che era invece al primo ruolo importante, ha creato subito una sana competizione che le ha fatte lavorare al meglio!“.

A che autori si ispira per il suo cinema? “Non ho veri e propri maestri cinematografici, ma sono un grande appassionato di cinema e adoro alcuni autori: mi vengono in mente ‘Close Up’ di Kiarostami, che mi piace per la difficoltà di comprendere cos’è reale e cosa irreale. Per questo amo tanto Federico Fellini! Realizzare film a livello indipendente in Iran non è facile. Il Governo sostiene molti film ogni anno, ma sono quasi tutti troppo di regime, troppo allineati. Se vuoi essere libero, ti scontri con la difficoltà di raccogliere i fondi necessari: io ho fatto una lunga gavetta, passo dopo passo, dai corti a doc e con vari ruoli diversi sono arrivato a questo mio esordio“.