“Jodorowsky’s Dune” di Frank Pavich

Salvador Dalì, Pink Floyd, Orson Welles, Mick Jagger, l’esordio al cinema di Giger, Moebius. Immagini sensazionali, idee sorprendenti, effetti speciali innovativi (e realizzabili, grazie al genio artigiano di Dan O’Bannon), musicisti all’avanguardia. Sono solo alcuni degli ingredienti di quello che sarebbe stato “Dune” se lo avesse diretto Alejandro Jodorowsky. Qualcosa di molto simile al “più grande film mai realizzato”, come lui stesso lo definiva per convincere tutti a partecipare. Ma qualcosa che non è mai stato, nonostante gli sforzi del regista e del produttore Michel Seydoux. Troppo costoso, forse. Troppo inafferrabile e misterioso il suo autore, sicuramente, già firma di due lavori impossibili da definire come “El Topo” e “La montagna incantata”.

Eppure tutto era pronto, ogni cosa splendidamente al suo posto. Un libro misterioso e magico lo racconta, ma nessuno lo può leggere. E allora non resta che affidarsi alla lunga intervista allo stesso Jodorowsky, che in questo bel documentario di Frank Pavich (anno 2013, riesumato per la sala in occasione dell’uscita – a Venezia e poi al cinema – della versione 2021 firmata Denis Villeneuve del libro di Frank Herbert) ripercorre quei mesi con lo stesso entusiasmo di allora, raccontando – e forse romanzando un po’, ma è bello così – tutti i singoli incontri che hanno composto il mosaico meraviglioso che sarebbe forse stato quel film. Già, forse: sulla carta tutto funzionava, ma non è certo che “Dune” in quella versione sarebbe stato il film rivoluzionario “in grado di cambiare la mentalità delle giovani generazioni fornendo nuovi modelli di riferimento” che Jodo sognava.

Meglio allora (tanto un’altra soluzione non esiste) affidarsi al suo racconto, ai disegni originali di Moebius e Giger, alle sensazioni vivissime che tutto ciò è in grado di regalare allo spettatore ancora oggi. Anche perché finora (Villeneuve smentirà presto, forse) non esiste una versione cinematografica degna (non lo è quella di Lynch, purtroppo) e allora questo non-film è una gemma da scoprire, godersi e conservare. Quello del racconto di un film geniale che non esiste sta diventando un genere a sé, del resto, e nel caso di “Lost in La Mancha” sul Don Chisciotte di Terry Gilliam la storia racconta che il film vero – poi realizzato, anni dopo – era molto ma molto meno interessante del racconto dell’impresa fallita.

Quindi, teniamoci stretto questo bel “Jodorowsky’s Dune”, sperando che in un’altra dimensione esista un pubblico che ha potuto davvero ammirarlo sul grande schermo…

LA SCHEDA

Diretto da Frank Pavich
Nazionalità: Francia/USA
Anno: 2013
Durata: 90′
Genere: Drammatico

Sinossi.Nel 1975, dopo il successo di El Topo e La montagna sacra, Alejandro Jodorowsky era il cineasta intellettuale più ricercato del mondo, aveva carta bianca e quello che voleva era realizzare il film più importante della storia del cinema, traendo spunto dai romanzi della saga di Dune di Frank Herbert. Il suo Dune doveva essere un film rivoluzionario in grado di cambiare la mentalità delle giovani generazioni fornendo nuovi modelli di riferimento. Per fare questo il regista aveva coinvolto un team incredibile che comprendeva i designer H.R. Giger, Moebius e Chris Foss, oltre all’esperto di effetti speciali Dan O’Bannon, le musiche dei Pink Floyd e attori come David Carradine, Mick Jagger, Salvador Dalì e Orson Welles.

Articolo di Carlo Griseri