Viaggio esclusivo nella Cineteca del Museo del cinema. Le foto

Un’occasione (quasi) unica per visitare la cineteca del Museo Nazionale del Cinema, in via Sospello 195/a. In occasione della Giornata mondiale per il patrimonio audiovisivo UNESCO si aprono le porte giovedì 27 ottobre ben due volte, alle 11 e alle 15 (ingresso su prenotazione scrivendo a perrone@museocinema.it, per gruppi di 8 persone).

Per vedere cosa? Uno spazio inaugurato a fine anni ’90 in cui sono custoditi oltre 30.000 film, per lo più in pellicola (dagli 8 ai 70 mm, con tutto ciò che c’è in mezzo) ma anche in DCP e altri supporti, a cui si è aggiunto da un paio di anni un laboratorio di restauro digitale dedicato al recupero e alla digitalizzazione di tutto il patrimonio. L’ultimo film ad essere stato salvato è “Tre punto sei” del 2003, diretto dal regista Nicola Rondolino, che verrà presentato in un evento esclusivo durante il prossimo Torino Film Festival. “Vorremmo diventasse un’abitudine – spiega il direttore del Museo Nazionale del Cinema, Domenico De Gaetano – dopo il successo lo scorso anno del restauro di Santa Maradona di Marco Ponti, quest’anno abbiamo lavorato al film di Rondolino. Vorremmo continuare così: ci sono tanti film di registi torinesi, film di qualità che al momento sono solo in pellicola e quindi difficili da far vedere al pubblico“.

La Cineteca, ospitata nei locali di una vecchia fabbrica di strumenti di precisione, è stata rimodernata una decina di anni fa ed è all’avanguardia nel suo campo. Merito anche di un team di sei esperti, coordinato dal nuovo responsabile del patrimonio del Museo, Stefano Boni.

Dopo esperienze in giro per il mondo, l’ultima alla cineteca di Città del Messico, da due anni guido i lavori qui in via Sospello”, spiega Gabriele Perrone, che sarà la guida d’eccezione per i visitatori giovedì 27. Il lavoro in Cineteca è fatto di vari passaggi, dalla catalogazione e gestione dei film (considerando anche i costanti aggiornamenti di donazioni e acquisizioni) all’ispezione del controllo del loro stato, e poi il lavoro di consulenza a esperti, studiosi e registi (gli ultimi sono stati i francesi Olivier Bohler e Céline Gailleurd che lo scorso anno hanno vinto un premio al TFF con il loro “Italia – Il fuoco, la cenere“). Oltre al vero e proprio restauro: sono già stati circa 120 i film muti restaurati in questi due anni di lavoro.

Passeggiare per la Cineteca è un sogno per ogni cinefilo, tra vecchie moviole e “passafilm”, lavatrici speciali per le pellicole e manifesti d’epoca. “Conserviamo la storia del cinema, dalle origini a oggi: i film in digitale cominciano a essere tanti, e per le copie uniche e più rare abbiamo una cella frigorifera speciale. Abbiamo anche centinaia e centinaia di trailer in pellicola, senza contare che siamo la Cineteca con il maggior numero di film erotici in collezione“.

Tra qualche scatola di alluminio ormai arrugginite (sono di un fondo appena acquisito e da catalogare) e ordinatissimi scaffali in cui si “nascondono” film d’autore e titoli meno prestigiosi, valigette di ogni fattura (nel corso dei decenni anche questo aspetto, quello della conservazione dei film e del loro trasporto, è cambiato moltissimo e si può ammirare in via Sospello) e armadi tagliafuoco per i materiali più pericolosi, poter passeggiare in questo luogo è un’occasione preziosa. “Apriamo spesso le porte a studenti e studiosi – conferma Perrone – ma è la prima volta in assoluto che apriamo al pubblico. E potrebbe anche non essere l’unica occasione, vedremo in futuro“.

Molto materiale che negli anni è stato restaurato è visibile sul canale Vimeo del Museo. “Ma presto sarà presentata una speciale piattaforma – anticipa De Gaetano – in cui si potranno vedere molti più lavori, e in modo più immediato. Su questa piattaforma, che stiamo creando grazie a un bando della Compagnia di San Paolo, sarà anche accessibile da remoto molto lavoro del nostro settore didattico“.

Il Museo Nazionale del Cinema conta più di 2 milioni e 200.000 “pezzi” in collezione, di cui solo una minima parte è esposta alla Mole Antonelliana. Oltre a via Sospello, dove è conservata la sezione film, esiste un vero e proprio caveau dalle parte di piazza Carducci per gli oggetti, i manifesti e le memorabilia (“Contiamo di riaprirlo con una visita speciale nei prossimi mesi“, spiega De Gaetano). E la Bibliomediateca Mario Gromo di via Matilde Serao in cui sono conservati riviste e libri (ma non solo). “Il 15 novembre con la nuova mostra dedicata a Francesco Rosi daremo accesso anche al materiale che conserviamo lì, solitamente inaccessibile, per valorizzare al meglio quanto abbiamo e facciamo“, aggiunge ancora il direttore.

Perché la Mole e il cinema Massimo sono solo la parte più visibile di ciò che il Museo è, non bisogna mai dimenticarlo.

Articolo e foto di Carlo Griseri