Al Centrale (con Camera) una rassegna per Robert Doisneau

Dalla collaborazione tra CAMERA e AIACE TORINO nasce la rassegna cinematografica Robert Doisneau et les caméras curata dal critico cinematografico Roberto Chiesi.

Lo sguardo di Robert Doisneau ha saputo cogliere con intensità e immediatezza poetica la vita nelle strade e nelle case parigine in momenti chiave della storia del Novecento. Sulla base di alcuni temi-chiave della sua opera, come l’occupazione e la Liberazione, il teatro della strada e l’universo della moda e della mondanità, Chiesi ha selezionato tre film ispirandosi alle fotografie del maestro francese: Il silenzio del mare di Jean-Pierre Melville, Hotel du Nord di Marcel Carnè e Edouard e Caroline di Jacques Becker. Secondo Chiesi, questi film possono avere idealmente condiviso, ognuno a suo modo, la rappresentazione del mondo e degli ambienti fotografati da Doisneau.

Giovedì 24 novembre, alle ore 18.30 nella sala Gymnasium di CAMERA, viene presentata al pubblico la rassegna cinematografica Robert Doisneau et les caméras. Walter Guadagnini, direttore di CAMERA, dialogherà con con il curatore della rassegna, Roberto Chiesi.

A seguire, alle 21.15 presso il Cinema Centrale arthouse (via Carlo Alberto 27) la proiezione del primo dei tre film Il silenzio del mare (Le silence de la mer) di Jean-Pierre Melville, Francia, 86′, 1947.

> Per l’incontro
Sala Gymnasium di CAMERA
Ingresso a 3€
Per prenotazion: https://camera.to/calendario/

> Per i film
Cinema Centrale arthouse (via Carlo Alberto, 27)
Biglietti: Intero 8€; Ridotto Aiace 6€; Ridotto 6€ per i possessori del biglietto della mostra Robert Doisneau
I biglietti sono acquistabili presso il Cinema Centrale arthouse

Durante l’occupazione nazista, un ufficiale tedesco (Vernon) che ama la cultura francese cerca un dialogo con il vecchio e la ragazza (Robain e Stéphane) costretti a ospitarlo. Prenderà atto della ferocia dei suoi connazionali, ma non avrà il coraggio di ribellarsi, e si limiterà a partire per il fronte.

«Melville, al suo esordio come regista, adattò un racconto di Vercos allora molto noto, girando in stretta economia nella casa stessa dell’autore (che pure non credeva nel progetto, salvo ricredersi a film finito), e accettando un rigido controllo da parte di una commissione di ex partigiani. Il film è considerato un modello dagli autori della Nouvelle Vague per la libertà di linguaggio con cui Melville restituisce il monologo interiore del libro. La fotografia è di Henri Decaë, da allora collaboratore del regista» (Paolo Mereghetti)