
La regista Francesca Archibugi è stata ospite d’onore dell’ultima edizione del festival torinese Contemporanea, dedicato al cinema femminile: questa sera, lunedì 8 gennaio 2024, in prima serata su Rai 1 andrà in onda la prima puntata della sua ultima opera, la trasposizione in serie tv del romanzo “La Storia” di Elsa Morante. Di questo lavoro (con parsimonia) e di cinema letterario aveva parlato (molto) in quell’occasione.
“Il cinema letterario è considerato in generale una grandissima rottura di scatole, ma la grande letteratura in realtà ha uno sguardo più penetrante e preciso sul mondo, è più iconoclasta. Non è qualcosa di decadente o polveroso, ma è vivido, tagliente, profondo e per certi versi rivelatore del nostro vivere. Quando lavori su un romanzo, ogni libro va letto e studiato, scomposto e ricomposto: se vuoi fare un film da un libro cerchi di raccontare quel pezzo di mondo con la tua propria voce, quella del cinema, degli attori, devi scegliere le facce dei personaggi. Il cinema letterario non è soltanto la trasposizione dei libri“.
“Il mio immaginario narrativo è molto più letterario che cinematografico: da bambina leggevo fino a sfinirmi, un giorno Furio Scarpelli alla mia seconda o terza lezione di sceneggiatura disse che in “Grandi speranze” Dickens aveva fatto il primo carrello della storia del cinema! Ero l’unica studente che conosceva quel libro a memoria, sapevo benissimo di cosa stava parlando e mi ha permesso di capire molte cose. Il cinema letterario non è solo la storia raccontata: dentro ogni film ci sono dei riferimenti al modo di raccontare che è tipico della letteratura, e che per me è ineguagliabile. Ricordiamoci: la vetta dell’essere umano è l’Odissea, non sarà mai nessun film“.
“La Storia uscì direttamente in edizione economica nel 1974 per cercare da subito di arrivare al maggior pubblico possibile, in un periodo in cui si aveva paura di ciò che aveva successo, ora non è più così. Ai tempi Elsa Morante aveva spiazzato tutti con quella scelta, era anche molto mal vista dai suoi colleghi intellettuali ma, ne ho parlato a lungo con Goffredo Fofi in quest’ultimo periodo, non ci ha mai sofferto, ci ha sempre riso sopra. Aveva ragione lei“.
Articolo di Carlo Griseri