Agenda Brasil 2024, intervista a Jacinto Godinho

Ospite speciale di Agenda Brasil Torino 2024 è Jacinto Godinho, giornalista della televisione portoghese RTP, documentarista, autore di libri e professore di giornalismo nel dipartimento Scienza della Comunicazione della Universidade Lusófona di Lisbona. Qui a Torino è presente in veste di regista di Os Olhos da Revolução, documentario con riprese e e contenuti inediti, realizzato quest’anno in occasione del cinquantenario della Rivoluzione dei Garofani.

– Quando ha cominciato a pensare a questo progetto e come è riuscito a realizzarlo?

Sono regista di documentari nella RTP (la televisione pubblica portoghese). Sono sempre stato intrigato dal fatto che in Portogallo si conoscessero i nomi dei fotografi che hanno immortalato le immagini della Rivoluzione dei Garofani, mentre nessuno sa chi sono stati i cineoperatori che hanno filmato le storiche immagini di quella giornata del 25 aprile 1974, che si erano viste e che si vedono ancora in televisione. Persino nella RTP a oggi non si sapeva chi avesse realizzato quelle riprese. Ho pensato che nel cinquantenario della Rivoluzione dei Garofani la televisione pubblica del Portogallo avrebbe dovuto fare un giusto omaggio agli autori delle riprese video più importanti della Storia portoghese. La mia ricerca è iniziata con la scoperta di João Rocha, il cameraman che era andato in pensione e viveva, all’età di 86 anni, senza che ci si ricordasse di lui, in una cittadina nel sud del Portogallo. Lui non voleva dare interviste ed è stato difficile convincerlo a raccontare, ma è stato un eroe della rivoluzione. Il giorno 25 aprile, malgrado i militari gli avessero impedito di entrare nella RTP, lui insistette e andò a filmare la rivolta delle Forze Armate, soltanto con un suo collega e assistente, utilizzando una vecchia telecamera, senza tecnico audio e senza un giornalista per fare un reportage. Si mosse in modo indipendente e a suo rischio e pericolo, sapendo che se la rivoluzione avesse fallito lui avrebbe messo in pericolo il suo posto di lavoro. È con queste motivazioni che sono riuscito a convincere i responsabili della RTP a investire nel progetto e a permettermi di effettuare ricerche anche su altre situazioni di cameraman presenti quel giorno a Lisbona, come una troupe francese della ORTF che aveva filmato immagini a colori la rivoluzione che per 50 anni nessuno aveva visto in Portogallo e nel resto del mondo.

-A cinquanta anni dalla rivoluzione cosa rimane nel suo Paese di quei momenti?

La Rivoluzione dei Garofani è senza dubbio il momento storico più importante del Portogallo. Il Paese era stato oppresso per 48 anni dalla più lunga dittatura dell’Europa, una dittatura cominciata nel 1926 al momento dell’ascesa dei vari tipi di fascismo e aveva resistito fino al 1974. La dittatura portoghese portava avanti in Africa una guerra coloniale che durava da 13 anni. Il Portogallo è stata l’ultima potenza coloniale a lasciare l’Africa, resistendo con un conflitto sanguinoso alla inevitabile decolonizzazione. La Rivoluzione dei Garofani ha significato la fine di quel regime ed è stata per questo una rivoluzione popolare, allegra, poetica che sorprese l’Europa e il mondo per il modo con cui i militari, che normalmente fanno colpi di Stato per imporre un potere dittatoriale, hanno invece portato avanti una rivoluzione per instaurare una democrazia. Oggi, 50 anni dopo, sebbene esista una sinistra nostalgica che parla di una rivoluzione incompiuta e malgrado l’emergere di una estrema destra a sua volta nostalgica del salazarismo, la Rivoluzione dei Garofani continua a essere molto benvoluta dalla popolazione. Questo cinquantenario è stato commemorato  con molta partecipazione da tantissima gente nel nord e nel sud del Portogallo con innumerevoli iniziative.

– Come è stato accolto in Portogallo il suo documentario?

Il documentario Os Olhos da Revolução è stato trasmesso la sera del 26 aprile nel principale canale della RTP, in prima serata. Ha avuto molta audience e un grande impatto perché i portoghesi hanno così assistito a immagini del giorno della rivoluzione a loro del tutto sconosciute e grazie a questo hanno potuto capire meglio come il Movimento das Forças Armadas ha organizzato e condotto la rivoluzione per abbattere la dittatura. Le immagini a colori, che abbiamo rinvenuto negli archivi dell’INA in Francia hanno avuto impatto soprattutto tra i più giovani, specialmente i ragazzini fino ai 10 anni, che non avevano mai visto la rivoluzione “a colori”. Il documentario ha avuto molta eco anche in ambito accademico dato che contiene testimonianze e fatti inediti riguardo ai collegamenti tra giornalisti stranieri e i militari che hanno fatto la rivoluzione.

– Ha visto il film di Lionel Baier che racconta dei fatti nello stesso periodo? Cosa ne pensa?

Il film di Lionel Baier Ondas de Abril (in portoghese) si intreccia molto bene con il mio documentário perché tratta anch’esso il modo con il quale i mass media stranieri, ignorando totalmente quanto accadeva, iniziarono a venire in Portogallo per fare dei reportage già prima del 1974. la dittatura in Portogallo durò così tanto anche perché poteva contare sul sostegno finanziario e militare della maggioranza dei Paesi europei e democratici. Nel 1970, il papa Paolo VI aveva ricevuto i leader dei movimenti di liberazione delle colonie portoghesi e questo fece sì che i giornali internazionali cominciassero finalmente a interessarsi del Portogallo. Il film di Lionel Baier, Ondas de Abril, affronta con humour la maniera con cui dei giornalisti europei, in questo caso reporter svizzeri che lavoravano per una radio, partono in quanto obbligati dal proprio capoufficio alla scoperta di un Paese isolato, quasi sconosciuto, ma all’improvviso si trovano in mezzo a una rivoluzione che trasforma tutto. Il film è una allegoria di come la rivoluzione portoghese divenne un fenomeno di attrazione a livello mondiale. Dopo la Rivoluzione dei Garofani, il Portogallo si trovò al centro di un curioso fenomeno di turismo rivoluzionario, cioè di curiosità e “voyeurismo” da parte di politici, militanti di sinistra e giornalisti da tutto il mondo.

– Quali altre storie vorrebbe raccontare in futuro?

Sempre nell’ambito delle commemorazioni dei 50 anni della Rivoluzione dei Garofani, in questo momento sto preparando per la RTP una serie di documentari sulla transizione del Parlamento portoghese verso una forma democratica. Si cerca cioè di comprendere come la sede della dittatura si sia trasformata nella sede della democrazia. La ricerca per questo documentario intende anche dare risposta alla domanda: ” Perché la democrazia ha impiegato tanto tempo ad arrivare in Portogallo?”. Questo progetto si propone perciò di approfondire anche le radici popolari della democrazia in Portogallo, un Paese sottoposto a un lungo periodo di repressione, prima da parte della macchina della Inquisizione cattolica e poi dalla censura del regime dittatoriale di António de Oliveira Salazar.