Agenda Brasil 2024, intervista a Lionel Baier

Ospite speciale di Agenda Brasil Torino 2024 è Lionel Baier, regista, attore, sceneggiatore e produttore, di nazionalità svizzera ma che lavora in tutta Europa. Il suo film Les Grandes Ondes (à l’ouest), ambientato nel Portogallo del 1974 al momento della Rivoluzione dei Garofani, verrà da lui stesso presentato al pubblico del festival domenica 17 novembre alle 20,45.

– Perché aveva scelto di raccontare questa storia?

Nel 2009 sono stato incaricato dalla radio svizzera di fare un viaggio nell’Europa dell’Est per celebrare i 20 anni della caduta del muro di Berlino. La radio aveva noleggiato una piccola automobile, una Trabant, e l’idea di quella trasmissione era viaggiare tra Bulgaria e Berlino per due settimane, facendo incontri e interviste con la gente. Io dovevo occuparmi del tratto tra Lipsia e Berlino, con l’obiettivo mandare in onda vari interventi durante i radiogiornali, per raccontare e fare ascoltare i commenti delle persone di quei luoghi.
Siamo stati per qualche giorno, io e il giornalista della radio svizzera, come persi in quella parte d’Europa e ho trovato molto divertente la possibilità di raccontare questa storia di piccoli svizzeri perduti dentro la grande Storia europea, dato che il mio Paese non ha un grande coinvolgimento con le vicende del resto del continente. Ho pensato quindi che ci fosse molto da raccontare, anche riguardo al rapporto tra giornalisti e tecnici e alla convivenza durante in una trasferta di lavoro come quella, insieme su un veicolo. Ho deciso di inserire questa storia nel Portogallo del 1974 perché è più divertente; c’è più sole e il cibo è migliore che nella Germania dell’Est.
L’altro motivo del film è che quando l’ho girato nel 2012 c’era una grande crisi in Europa e ho avuto la sensazione che l’Unione Europea potesse implodere e sparire. L’euro era in crisi dappertutto e i partiti di destra o estrema destra portavano avanti in pratica l’idea di distruggere l’Europa unita, come se non fosse una cosa importante per la stabilità nel continente. Un film che potesse anche ricordare come la costruzione dell’unità europea sia una cosa importante per la stabilità e la pace nel nostro continente. Serviva anche per riportare alla memoria che solo 40 anni prima c’erano dittature in Portogallo e Spagna e la rivoluzione portoghese era stata sostanzialmente un modello di transizione pacifica, molto importante come possibile strada da seguire per i Paesi dell’Europa dell’Est, da cui proviene la mia famiglia.

– Come pensa che il film abbia superato la prova dei 10 anni? Le piace ancora rivedendolo?

Non lo so perché non ho molto piacere nel vedere i miei film, non lo faccio mai. Forse lo vedrò domenica 17 novembre, quando verrà presentato a Torino al festival Agenda Brasil perché non mi ricordo più ogni cosa di Les Grandes Ondes. Ma generalmente non vedo mai i miei film; quando sono finiti è qualcosa che appartiene al pubblico non più a me, quindi non lo so, vedremo.

– Ha visto il doc di Jacinto Godinho che racconta lo stesso periodo? Cosa ne pensa?

Non lo conosco essendo molto recente, è uscito quest’anno; lo conoscerò lì a Torino sabato 16 alla sera quando verrà proiettato al cinema Massimo ad Agenda Brasil.

– Nel 2006 l’est, qui l’ovest, nel 2020 il sud: arriverà il nord? Cosa dobbiamo attenderci?

Riguardo ai miei film legati alla posizione geografica dei Paesi, Comme de voleurs, Les Grandes Ondes e La dérive de contintents, il quarto sarà Al Nord, ma aspetto un po’ a girarlo. Sarà ambientato in Scozia e tratterà probabilmente di qualcosa legato all’indipendenza scozzese. Ma per il momento non ho il desiderio di filmare in quella parte d’Europa. Un tema di cui voglio parlare è quando si distrugge un Paese per creare un nuovo. Ma la Scozia è un paese che mi interessa. Lo amo molto. Ho scritto tutti i miei film stando lì e anche l’indipendenza è particolare perché va anche ricordato che c’è stato un accordo, un collegamento tra Norvegia, Francia e Scozia nel Medioevo chiamato Old Alliance. Quello è uno dei più antichi patti di collaborazione europei tra entità territoriali.

-E di La Cache, il prossimo film, cosa può dirci?

Questo lungometraggio che sto ultimando è l’adattamento di un romanzo di Cristophe Boltanski. In particolare il film tratta la parte della vita del protagonista e della sua famiglia in Francia durante il maggio del 1968, nel mezzo della grande contestazione al sistema, in un appartamento della Rue de Grenelle nel centro di Parigi. Una famiglia molto speciale perché il padre aveva dovuto rifugiarsi in uno spazio nascosto della casa per sfuggire alle persecuzioni, in quanto ebreo, durante l’occupazione nazista. C’è quindi il tema della non possibilità di vivere. Ma il film è soprattutto una commedia che tocca temi molto seri come la deportazione, la Shoah e anche il fatto di vivere insieme la difficoltà di fare la propria vita quando si fa parte di una famiglia così forte.
C’è stato un qualcosa di divertente sul set perché parte della troupe era la stessa che aveva lavorato in La dérive de contintents e c’erano molte parole italiane sul set. La mia assistente, Giorgia De Coppi, è italiana e si sente sempre lei che dice azione… silenzio… motore… È un ricordo delle riprese del film precedente.