Dal 27 gennaio al 29 maggio si svolgono a Torino le riprese di “Cuori 3”, nuova stagione della fiction di Rai 1 dedicata ai primi medici italiani pionieri della cardiochirurgia. La serie, una coproduzione Rai Fiction e Aurora TV Banijay con il Centro Produzione Rai di Torino e il sostegno della Film Commission Torino Piemonte, per la regia di Riccardo Donna, andrà in onda a fine ottobre in sei serate da 100 minuti.
A che punto riparte la storia? Anno 1974, all’ospedale Molinette di Torino Delia Brunello e Alberto Ferraris, interpretati da Pilar Fogliati e Matteo Martari, sono ancora lì, in periodo segnato da importanti svolte in campo medico come la nascita della terapia intensiva, i nuovi bypass coronarici e i primi esperimenti che porteranno all’angioplastica. Insieme a vecchi e nuovi colleghi del reparto, Delia e Alberto sono sempre impegnati a salvare vite umane e in cerca di nuove strade per innovare la medicina, ma anche nella vita privata non mancheranno le sfide, le tensioni e le scelte complicate con cui fare i conti.
PARLA PILAR FOGLIATI
Che Delia troveremo in questa terza stagione?
«Sicuramente ha avuto l’occasione di mettere un po’ in ordine la sua vita, è un po’ più consapevole ma non ha mai abbandonato – ed è la cosa cui tengo di più – la voglia di sperimentare, di fare ricerca, di inventare nuove soluzioni nel suo mestiere. Ci saranno bellissime novità in questo senso. Se no, come dice sempre lei, staremmo ancora disinfettando le ferite con il fuoco: è una battuta di Delia che amo moltissimo!».
Siamo nel 1974: cosa cambia nel racconto? Come riparte la storia?
«La novità più importante, non è stata scelta a caso questa data, è che le donne possono finalmente divorziare, mi fa strano pensare che prima non potessero. La tematica del matrimonio sarà molto presente, anche con l’indipendenza che una donna può avere. A fine seconda stagione la gente era felice, tutti avevano tifato per questo amore impossibile, oserei dire da romanzo russo, e i due si sono lasciati con un bacio ma senza conseguenze. Come se si fossero detti: baciamoci e poi ci pensiamo. Ma lei è ancora sposata e lui ha appena avuto un bambino e sta con un’altra donna…».
Cos’ha il personaggio di Delia di te?
«Purtroppo poco. Sono molto affezionata a lei, mi piacerebbe avere un po’ più di Delia in me, vorrei essere più battagliera e coraggiosa ma del resto faccio l’attrice che è il mestiere dell’insicurezza. Per me quindi è importantissimo, e sono felicissima, che siamo andati avanti con questa serie, anche come attrice. Lei è un punto fermo per me, nella mia carriera e come personaggio. Mi piace anche poter raccontare una delle prime donne che ha fatto qualcosa di importante in questo campo: mi è capitato che alcune ragazze mi dicessero di aver scelto di fare medicina dopo aver visto la serie… se fosse vero anche solo per una, sarebbe un successo enorme per me. Credo che Delia possa essere ancora un modello per le nuove generazioni».
Ti piace lavorare in una fiction?
«A me piace molto, un film dura un mese e mezzo e non riesco a creare un gruppo, una famiglia come mi piacerebbe fare sempre sul set. Stare sei mesi con queste persone ti fa vivere come su una nave cargo che deve portare una merce da un continente all’altro, con momenti velocissimi e momenti di attesa, e tante cose che accadono. Il fatto che durino tanto per me è bello, e poi veramente entri dentro le case delle persone. Sono molto affezionata a Torino, veramente. Nonostante il mio accento sono piemontese, la mia famiglia lo è da generazioni (ho studiato a Roma, per questo parlo così, ma da parte di mia madre sono di Alessandria e Valenza, da parte di mio padre di Canelli). Mi sto impegnando a imparare anche l’accento piemontese, mi diverte davvero tanto!».
La serie continuerà?
«Nessuno di noi si aspettava che ci fosse una terza stagione, quando ho avuto la notizia ho subito chiamato Matteo (Martari, NdR) e ci siamo detti felici di farla. A una condizione, per entrambi: che la dirigesse ancora Riccardo Donna, il nostro vero primario, che mai prima aveva girato tre stagioni di fila di una fiction e che davvero ama girare “Cuori”. Mi piacerebbe ci fosse una quarta stagione, del resto quante cose sono state inventate nella medicina di cui potremmo parlare?».
PARLA IL REGISTA RICCARDO DONNA
«Chi vive e chi muore non dipende da me nella serie, ma di sicuro alla fine devo anche ioapprovare quella che è la sceneggiatura, devo dire se mi va bene, anche perché poi tutti gli errori degli altri vengono attribuiti a me! Con gli anni ho imparato a tenere duro fino all’ultimo per poter dire che questa cosa è anche mia».
La serie ha grande credibilità medica.
«Ci teniamo molto. Nei totali ovviamente ci sono gli attori, ma poi quando stringiamo sulle mani sono quelle di veri medici, per questo i loro movimenti sono credibili e – in questi anni – ho scoperto che la serie è molto amata da chi lavora negli ospedali. Per la prima volta vedono storie e ascoltano dialoghi che raccontano davvero la loro realtà (tutti i casi affrontati sono ispirati a cose successe realmente). Abbiamo avuto la consulenza di infermieri in pensione che lavoravano con quei macchinari, e ogni cosa che viene detta, così come i casi scelti, passano dal nostro consulente d’eccezione, il cardiochirurgo Guglielmo Actis Dato, figlio di Angelo (cui la storia è ispirata fin dagli inizi)».
Tiene molto a “Cuori”.
«Sì, per la prima volta in cui faccio le prime tre stagioni di fila di una serie. Cosa aspettarsi? Una stagione forse più brillante e un po’ più moderna. Anche per questo secondo me sarebbe intelligente continuare a farla, non per forza con me alla regia, ma andare avanti raccontando la storia di questo Paese attraverso un ospedale. “Cuori” ha funzionato bene finora, ma fino a un certo punto perché è un prodotto alto, anche se rimane sempre nazionalpopolare. Potrebbe avere forse un milione di spettatori in più, lo dico francamente, e sarebbe allora molto popolare: ma non c’è anche perché noi chiediamo al pubblico un po’ più di attenzione. Credo sia una serie bella, fatta bene, nobile, che peròa non strizza l’occhio in qualsiasi momento al pubblico sul divano e quindi manca quel pubblico: è onore della Rai averne fatto tre stagioni, non diventerà mai una serie proprio per tutti, bisogna avere voglia di soffrire con “Cuori”… È un pezzo della mia vita, poi la prima stagione girata nel 2020 ha vissuto in pieno il Covid, noi qui a fare 16 episodi in pieno lockdown, forte anche per noi che eravamo liberi di vederci all’interno della nostra “bolla” sana, con tamponi ogni giorno.
Come è stato tornare a Torino?
«Tanti anni lontanissimo, andato via nel 1989 (la città era profondamente diversa fino alle Olimpiadi, io ammetto che amavo quella Torino con le auto ovunque, piazza San Carlo come un grande parcheggio…) e per anni mai tornato, non avevo progettato di farlo ma dal 2008 la Film Commission ha iniziato a lavorare bene e le produzioni hanno iniziato a portarmi qui a Torino per girare. Da allora sono stato quasi sempre qui! Una cosa è cambiata: all’inizio tutti quelli con cui lavoravo venivano da Roma, ora nessuno (il romano sono io!), molta gente del cinema in questi anni ha scelto di venirci a vivere, qui si vive bene ma noi torinesi siamo sempre convinti che qui le cose non vadano bene…
CAST E LOCATION
Nel cast sono confermati tanti volti già conosciuti e amati dal pubblico: Neva Leoni e Marco Bonini, nei panni di Ferruccio e Serenella; Bianca Panconi, Carmine Buschini e Nicolò Pasetti, nel ruolo dei medici della nuova generazione Virginia, Fausto e Helmut. E il dottor Enrico Mosca, sempre interpretato da Andrea Gherpelli.
Le location sono tante, in una serie ambientata a Torino: location principale gli Studi Lumiq, dove sono stati ricostruiti gli interni dell’ospedale Molinette (eccezionale il lavoro dello scenografo Rai Maurizio Zecchin) e la Caserma Alessandro Riberi, per le riprese dell’esterno dell’ospedale. Sempre in esterno i Docks Dora, oltre a diverse nuove e suggestive ambientazioni: la Galleria di Arte Moderna e Contemporanea, il teatro Juvarra di Torino con i suoi splendidi interni, Palazzo Birago, il CNR, i giardini Cavour e il giardino di Palazzo Cisterna, la Chiesa della Madonna dei Dolori di Borgo Cornalese, l’Istituto San Giuseppe, il Cinema Centrale. Le riprese si sono svolte inoltre anche nei Comuni di Collegno e di Mathi.
NUMERI E PRESENZE TORINESI
Due le troupe impegnate nella lavorazione della fiction con quasi 150 persone fra le maestranze, fra prima (97) e seconda unità (44), di cui ben 114 locali, che saranno impegnati fino alla fine di maggio, dopo 22 settimane di riprese, 17 per la prima unità e cinque per la seconda. Oltre a 1600 comparse tutte reclutate nel territorio, nel cast artistico di circa 55 personaggi, figurano attori piemontesi: oltre a Piero Cardano nei panni dell’ingegner Riccardo Tosi e a Veronica Urban che interpreta l’infermiera Laura, figurano Sara D’Amario, Jacopo Cravella, Federico Tolardo, Zoe Tavarellli, Roberto Sbaratto, Marit Nissen e Raffaella Antinucci.
Articolo di Carlo Griseri