“Sorry we missed you” di Ken Loach

Una famiglia come tante, di lavoratori onesti e con la speranza di costruire un futuro migliore per i propri figli. Ricky ed Abby sono impegnati molte ore al giorno in impieghi duri (lui guida un furgone per le vie di Newcastle, lei fa assistenza a domicilio ad anziani e invalidi), ma non riescono a mettere da parte nulla né a costruire basi solide per gli anni a venire: l’uomo decide quindi di diventare un corriere in proprio, affiliandosi da “imprenditore” a una grande società, consegnando pacchi e investendo per futuri maggiori guadagni.

Ma il sistema capitalistico per ogni “pezzo di sé” che offre, chiede in cambio qualcosa: Ricky si trova stretto tra tempi di consegna complessi da mantenere, obblighi contrattuali con sanzioni (sempre più esose) per ogni sgarro, anche il più piccolo. In una giornata ideale, tutto funzionerebbe: ma la vita presenta continue variazioni, un figlio adolescente si sente poco seguito e prova ad attirare l’attenzione paterna nei modi peggiori, e anche il traffico o un cane molesto possono segnare la differenza tra un’impresa che funziona e una che fallisce.

Disumanizzante e sempre più cinico, il capitalismo secondo Ken Loach non si limita più a opprimere la classe lavoratrice, ma ora la illude di avere qualche possibilità prima di schiacciarla senza alcun rimorso. Tanto, i “pezzi” da sfruttare per i propri scopi sono numerosi, per ognuno che cede c’è sempre un illuso/bisognoso che alza la mano e fa un passo avanti.

Sorry we missed you” (è il messaggio prestampato sui biglietti che i corrieri lasciano quando non trovano nessuno alla consegna) non lascia alcuna speranza allo spettatore. La sorte di Ricky e della sua famiglia dipende soprattutto da piccoli eventi “sfortunati”, e questo è uno degli aspetti più dolorosi da accettare. L’altro è la mancanza generalizzata di solidarietà tra i soppressi (un tempo non era così, mostra un personaggio con una foto del sostegno allo sciopero dei minatori del 1984).

C’è tutto Loach e molto suo cinema in questo nuovo “capitolo” del racconto proletario britannico (l’omaggio a “King Eric” Cantona, per esempio), qualche leggerezza di sceneggiatura (i luccicanti iPhone in mano ai protagonisti stonano un po’) ma c’è soprattutto la capacità unica di far sentire lo spettatore nelle “sabbie mobili” in cui Ricky, Amy e i loro figli si ritrovano a scivolare, sempre meno lentamente…

LA SCHEDA

Diretto da Ken Loach
Nazionalità: UK
Anno: 2019
Durata: 100′
Genere: Drammatico
Cast: Kris Hitchen, Debbie Honeywood, Rhys Stone, Katie Proctor

Sinossi. Ricky, Abby e i loro due figli vivono a Newcastle. Sono una famiglia forte che si prende cura l’uno dell’altro. Ricky è passato da un lavoro all’altro, mentre Abby, che adora il suo lavoro, si prende cura degli anziani. Nonostante lavorino più a lungo e più duramente si rendono conto che non avranno mai l’indipendenza o la propria casa. Ora o mai più; la rivoluzione delle app offre a Ricky un’opportunità d’oro. Lui e Abby fanno una scommessa. Vende la sua auto in modo che Ricky possa comprare un nuovo furgone luccicante e diventare un autista indipendente, finalmente con i suoi affari. Il mondo moderno incide su queste quattro anime nella privacy della loro cucina; il futuro chiama.