Registe (a Torino): Azzurra Fragale

Nuova puntata di Registe (a Torino): ospite Azzurra Fragale.

Quando hai deciso di avvicinarti al mondo del cinema? Come hai imparato il mestiere?

La mia passione per il cinema d’autore è nata intorno ai 14 anni. Il cinema era il film del martedì sera, alla rassegna di “Due Città al Cinema” di Cuorgnè e Valperga, in provincia di Torino. Mi sono appassionata così tanto al cinema d’essai da entrare a far parte dell’associazione “Servitium75” che curava la sezione di cinema giovani di questa rassegna. Il mio percorso all’Università di Torino è stato incentrato sulla popular music, ma ho scelto molti esami di storia del cinema e del documentario. Frequentando parallelamente la Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo ho approfondito la passione per il suono sino a scegliere il mestiere di sound designer.
Alcuni incontri sono stati decisivi per avvicinarmi al cinema del reale e per passare dalla visione alla creazione: per CinemAmbiente ho collaborato all’accoglienza dei registi e al MonFilmFest di Casale Monferrato ho iniziato a lavorare con Carlo Avventi. L’approccio alla regia è avvenuto sul campo, facendo tesoro di alcuni principi fondamentali che ho appreso nel mondo professionale musicale: nella creazione di un disco il produttore musicale, come il regista, possiede una visione d’insieme dell’opera e interviene sul ruolo armonico e sonoro di ogni strumento musicale in funzione dell’opera complessiva.

Ti sei specializzata nella cura del suono: perché a un certo punto hai scelto anche di fare la regista con il Collettivo Cromocinque?

Con i colleghi dell’associazione “Servitium75”, dalla quale è nato in seguito il Collettivo Cromocinque, trascorrevamo due o tre sere a settimana a vedere i film appena usciti, nelle sale di Torino e al Torino Film Festival. Seguivano lunghe riunioni con confronti e tanta voglia di portare “altre” visioni nella provincia. Nel frattempo stava maturando l’esigenza di raccontare il nostro territorio. L’occasione, nel 2006, è stata la notizia dell’imminente demolizione dell’ex conceria SALP a Rivarolo Canavese: abbiamo immediatamente avvertito l’urgenza di entrare nella fabbrica e di filmare prima che la demolissero e percorrendo i suoi interni abbiamo avuto tutti la percezione che fosse il luogo stesso a chiederci di essere raccontato.

Parlaci del tuo esordio alla regia, emozioni e ricordi dal set…

Il mio esordio alla regia è stato proprio “SALP esercizio di memoria”, insieme al Collettivo Cromocinque. Privi di esperienza sul set, abbiamo iniziato a filmare con le nostre videocamere minidv, coinvolgendo amici professionisti che ci hanno aiutato moltissimo, come Niccolò Bruna e Fabio Bobbio. Ricordo l’entusiasmo durante le interviste agli ex operai della conceria: per la prima volta mi avvicinavo ai ricordi delle persone, emozionandomi per le piccole grandi storie che ciascuno condivideva con noi. Sin da questo primo set ho riservato particolare cura all’aspetto sonoro, indagando il potenziale evocativo del suono. Una parte della colonna sonora del documentario è stata creata manipolando i rumori dei macchinari per la concia, come se i capannoni vuoti della fabbrica ritrovassero la vita originaria grazie al sonoro.

Come scegli i temi di cui occuparti (quando sei tu scegliere)?

Ho sempre scelto storie di memoria collettiva che ritenevo dovessero essere custodite e conservate. Storie che si ricollegano a cambiamenti economici, sociali e culturali del Canavese, alle quali comunque ero legata da esperienze personali: per la SALP era il ricordo di passare vicino alla fabbrica da bambina, andando a Torino, mentre per il secondo documentario, “Cinematografica Perona” (visibile qui, NdI), completato nel 2017, ho ripercorso un secolo di proiezioni a Cuorgnè, ritrovando le sale dove in parte è nata anche la mia passione per il cinema.

In queste settimane complicate sei riuscita a lavorare su nuovi progetti? Di cosa ti stai occupando in questo periodo?

Ho avuto molto tempo a disposizione, gli eventi dal vivo sono stati bloccati e, come tanti miei colleghi del mondo dello spettacolo, mi sono ritrovata senza incarichi professionali. Ho utilizzato parte di questo tempo per portare avanti la ricerca su di un argomento che da qualche tempo mi sta molto a cuore: il mondo delle api. Nel 2019 ho dato vita al progetto Tobees-sonorizzazioni per la biodiversità, insieme a Marna Fumarola, violinista e apicoltrice e Alessio Mosti, musicista elettronico. Il progetto prevede delle performance sonore in apiario durante le quali tramite sensori, microfoni, sintetizzatori e strumenti acustici, il pubblico viene immerso in un paesaggio sonoro inedito. Dal lavoro di ricerca sul campo e dall’analisi di documentazione prodotta da entomologi, biologi e apicoltori è nata l’idea, insieme a Pierfrancesco Bigazzi, di raccontare in un documentario la natura comunicativa del suono delle api e la sua relazione con l’uomo.