Registe (a Torino): Sara Bianchi

Nuova puntata di Registe (a Torino): ospite Sara Bianchi.

Quando hai iniziato ad avvicinarti al mondo del cinema?

Al primo anno di Università ho fatto un corso di regia teatrale e abbiamo messo su uno spettacolo: in quel momento ho capito che mi piaceva molto “dar vita” alle cose scritte. Nel frattempo mi sono laureata in lettere e ho fatto un percorso canonico.
Alla domanda “che fare dopo?” ho deciso di rispondere iniziando un percorso che mi portasse a scrivere, in particolare per il cinema. Così nel 2016 mi sono iscritta alla Scuola Holden, il corso era focalizzato sulla serialità televisiva. Lì ho imparato molto… Quindi devo dire che sono arrivata a occuparmi della regia ma la mia vera passione, e la cosa che mi è sempre più venuta naturale, è la sceneggiatura.
Il cinema l’ho scelto perché mi è sempre piaciuto scrivere creando immagini, e credo sia il connubio perfetto di queste mie passioni.

Il tuo lavoro di esordio alla regia è il corto “Selene”, che nel 2019 ha vinto Torino Factory. 

Esatto, l’esordio è stato “Selene”, anche se ho girato un primo piccolo corto alla Holden.
Ho scoperto l’esistenza di Torino Factory appena uscita dalla Scuola, quando ho fatto una vera e propria caccia a tutti i bandi e i concorsi che esistevano, ho cominciato da subito a rimboccarmi le maniche per mettermi in gioco. Mi è piaciuto, di Torino Factory, che avesse nel bando la promessa di una proiezione finale al Torino Film Festival: sentivo che poteva essere un ottimo trampolino di lancio per me, avrei potuto avere presto un ottimo biglietto da visita delle mie capacità.
Ho dovuto prima realizzare un corto di 3 minuti per accedere alla selezione: sono partita da una mia sensazione, volevo esprimere un turbamento legato a cose che mi erano successe nel tempo, era il primo step di ciò che avrei voluto raccontare. Una volta accettata per la fase finale, ho dovuto svilupparlo: quel “seme” è diventato una storia più lunga, ho dovuto capire come fare cosa… In questa fase il lavoro della tutor che Piemonte Movie mi ha affiancato (Stefania Bona) è stato molto importante per insegnarmi a “togliere”.

Come è stato lavorare sul tuo primo set come regista?

Lo ammetto, il set è stato difficile. Era la prima esperienza e ho fatto abbastanza tutto da sola, un’avventura un po’ folle in cui mi sono buttata senza pensarci troppo…
Eravamo una piccola troupe ma avevamo delle location – da me volute – un po’ assurde che hanno complicato il lavoro. Farsi rispettare non è stato semplicissimo, e fidarsi non è stato facile, come normale che sia ho fatto molti errori, da cui spero di avere imparato.
In quell’occasione ho conosciuto Guglielmo Loliva e sono entrata nel gruppo di Optopus  production, con loro ho continuato il lavoro e dopo “Selene” ci siamo concentrati su progetti più piccoli, come videoclip e altro.
Ora stiamo lavorando sui bandi per avere modo di realizzare cose più ambiziose.

In queste settimane di lockdown sei riuscita a lavorare?

Sì, mi sono messa a scrivere e ho avuto la fortuna di incontrare virtualmente un collettivo di autori, The Hedgehogs, con cui stiamo progettando molte cose.
Faccio inoltre parte di ScripTO, una sorta di “forum” dal vivo in cui c’è la possibilità per gli sceneggiatori di incontrarsi di persona, senza chiudersi in se stessi o sentirsi in competizione tra noi, per creare invece collaborazione: appena possibile torneremo a incontrarci.
Infine, c’è il progetto di “Cactus”, che sarà il mio secondo cortometraggio da regista: abbiamo vinto il bando della Film Commission Torino Piemonte, stiamo cercando altri fondi per partire il prima possibile con il set.