“Famiglie animate” a Sottodiciotto: le parole dei curatori

Famiglia acquisita, allargata, arcobaleno, d’elezione o famiglia cosiddetta tradizionale con padre, madre, figlio, figlia, qualche animale domestico, una bella casa con un prato sempre curato e la staccionata bianca. Modello primario di ogni società e suo nucleo fondante, la famiglia è stata ritratta in tutte le sue molteplici incarnazioni anche nel mondo deformato e deformante dei cartoon, considerati spesso, non a caso, un intrattenimento per famiglie. Il tema di quest’anno del Festival punta a sottolineare proprio l’infinita varietà degli affetti racchiusa nel concetto di famiglia.

Primo esempio di legame affettivo e familiare presente in un’opera d’arte, cartoon compresi, è quello che lega l’autore alla sua creatura. Ed è proprio in quest’ottica che riscopriamo, a cent’anni dalla nascita, Osvaldo Cavandoli, padre de La Linea, una delle più geniali invenzioni della creatività italiana del secondo Novecento. I suoi cortometraggi, infatti, hanno sempre a ben vedere non uno, ma due protagonisti: l’irriverente omiciattolo e la mano che lo disegna. Il creatore e la creatura sono costantemente immersi in un eterno, affettuoso, ironico dialogo animato.

Il trionfatore dell’ultima edizione del Festival di Annecy, la più importante manifestazione al mondo per il cartone animato d’autore, è Calamity di Rémi Chayé. Il lungometraggio, film d’apertura di Sottodiciotto Film Festival & Campus 2020, racconta l’infanzia di Martha Jane Canary-Burke, più conosciuta come Calamity Jane, una pistolera che dedicherà tutta la sua esistenza al rovesciamento del classico ruolo femminile nel vecchio West. Fin da bambina Martha Jane si trova a interpretare il ruolo del padre di famiglia nei confronti dei fratellini e, quando decide di scambiare la sua gonna per un paio di pantaloni, suscita l’indignazione degli uomini della carovana. Sarà, quindi, proprio un ruolo anomalo rispetto alla famiglia tradizionale a spingerla ad avventurarsi in un mondo che le proporrà sfide inimmaginabili.

Tutti noi, prima o poi, abbiamo sognato una famiglia da favola. Ma pensavamo alla matrigna di Biancaneve o alle sorellastre di Cenerentola? Le favole, quelle vere, offrono spesso una visione inquietante e del tutto non convenzionale dei legami familiari e la Jeune Fille sans mains, di Sébastien Laudenbach, splendida versione ad acquerello di una delle favole meno note dei Fratelli Grimm, non fa eccezione. Un perfido mugnaio vende la figlia e le taglia le mani, così che la fanciulla dovrà affrontare mille traversie prima di trovare una nuova famiglia, si spera più felice: quella del principe azzurro. Il film, tuttavia, in un essenziale e poetico lavoro artigianale in cui linee e chiazze di colore si fanno volti, poi ombre, poi elementi della natura, narra le vicende della protagonista attraverso una dimensione intimista che mette in luce la ricerca di un’autonomia personale emotiva e fisica come unico vero riscatto da tanto dolore.

A proposito di favole, fin dalle sue origini, il cinema d’animazione ha ripreso la chiave di lettura del reale che fu già della favola antica, da Fedro a La Fontaine: usare gli animali, più o meno antropomorfi, per meglio ritrarre vizi, virtù e dinamiche squisitamente umane. In quest’ottica il pluripremiato lungometraggio Lo straordinario viaggio di Marona di Anca Damian ci racconta l’accidentato percorso di un cucciolo alla disperata ricerca della famiglia ideale. E il fatto che il cucciolo non sia un piccolo umano, ma un irresistibile cagnolino dagli occhi sempre pieni di meraviglia nulla toglie al bisogno di intimità domestica, di sicurezza, di amore incondizionato.

Possono tre bambini di sei anni, senza legami di sangue tra loro, formare una famiglia d’elezione? Certo che sì, se qualcosa di forte, come un superpotere li accomuna e li rende al tempo stesso simili tra loro e diversi dagli altri. I Super Pigiamini, idoli dell’età prescolare, con le loro appassionanti avventure, sono anche un fulgido esempio di un gruppo di pari: ritrovarsi, unirsi e aiutarsi è alla base di ogni vera famiglia amicale nel corso della vita. Per conoscere a fondo il mondo dei PJ Masks verrà proposta una masterclass con il regista della serie, Christian De Vita, che racconterà ai bambini i mille segreti del dietro le quinte e mostrerà alcuni episodi inediti.

Ancora dei bambini alquanto originali e intrepidi sono i protagonisti di Cipollino e Rassejannyj Džovanni (lett. “Giovanni il distratto”), i due cartoni animati sovietici tratti dall’opera di Gianni Rodari e realizzati negli anni Sessanta dagli studi Sojuzmul’tfil’m che il Festival propone in occasione del centenario della nascita dello scrittore. Nel primo, il coraggio di Cipollino nel voler a tutti i costi liberare il padre dall’ingiustizia subita, travalica il concetto tradizionale del legame di sangue per narrare le avventure di un’intera comunità di ortaggi che solidale si ribella, con le più bizzarre strategie, al potere dispotico del Principe Limone. Nel secondo, invece, il coloratissimo Giovanni è talmente distratto da perdere tutti i pezzi del suo corpo… Qui, a differenza del racconto originale, si tratta di un burattino “animato” sempre curioso e sicuro, in fondo, di essere puntualmente ricomposto da una mamma paziente e piena d’amore.

Dopo tante famiglie sgangherate o capovolte, ecco infine un nucleo modello. Mézga család ovvero La famiglia Mezil, celeberrima serie animata prodotta e trasmessa dalla televisione ungherese tra il 1968 e il 1980, esportata con successo anche in Occidente, è la perfetta famiglia degli anni ’70, prototipo della sonnacchiosa normalità d’Oltrecortina. Un figlioletto geniale, però, durante la notte esplora lo spazio con un razzo gonfiabile, in una fuga proprio dalla normalità, allora soltanto sognata. Un cartone animato d’epoca ancora amatissimo dai cultori dell’effetto nostalgia e al tempo stesso perfettamente godibile per i bambini del terzo millennio.

Eugenia Gaglianone e Andrea Pagliardi