Anteprima al Massaua per “Corro da te”: le interviste a Pierfrancesco Favino e Riccardo Milani

Questa sera anteprima aperta al pubblico al Massaua Cityplex per “Corro da te, film di Riccardo Milani interpretato da Miriam Leone e Pierfrancesco Favino girato a Torino per 10 giorni tra il 10 e il 20 febbraio 2020. Abbiamo intervista Milani e Favino a  poche ore dall’appuntamento cittadino.

Il film è stato girato in vari esterni nel centro di Torino e al Teatro Regio, al Circolo della Stampa Sporting di Corso Agnelli, all’NH Santo Stefano, al Ristorante Del Cambio, ma anche a Venaria, grazie al sostegno di Film Commission Torino Piemonte.

INTERVISTA A PIERFRANCESCO FAVINO

Il suo personaggio nel film fa un percorso emotivo importante.

«Verissimo, e per renderlo al meglio bisognava partire dal punto più lontano possibile, per vedere la sua presa di coscienza. Ci siamo divertiti a disegnare la summa di tanti cinismi diversi, il mio Gianni è un po’ la sintesi di tanti difetti della nostra società, sempre così attenta ai dettagli del proprio benessere, al successo, alla paura di invecchiare».

Come avete lavorato su un tema così delicato, per costruire una commedia?

«Abbiamo avuto la fortuna di lavorare con associazioni di disabili che ci hanno dato in qualche modo la licenza di chiamare le cose con il loro nome, senza temere di ridere di alcuni aspetti. Ne è uscito un film molto dritto, anche un po’ scorretto direi rispetto a quello che in questo periodo sembra debba essere il modo giusto di parlare… Ma credo che in molti si ritroveranno in questo film».

Ha diviso lo schermo con Miriam Leone: come avete lavorato insieme?

«Devo dire che è stato tutto molto semplice, c’è stata subito un’intesa diretta, generosa, è stato molto facile condividere il set con lei, che ha sicuramente dovuto lavorare molto più di me sull’aspetto della credibilità. Anche a livello personale ammetto ci siamo trovati, non abbiamo avuto nessun problema a ‘riconoscerci’».

Il film è stato girato a Torino due anni fa alla vigilia del primo lockdown: che ricordi ne ha?

«Mentre giravamo ricordo non c’era nessuna avvisaglia di tutto quello che è poi successo, ci era rimasta sospesa solo una scena che abbiamo poi girato dopo parecchio tempo. Girare a Torino per me è sempre un grandissimo piacere, è una città a misura d’uomo e sono sempre felice di esserci, ti lascia il tempo di fare qualcosa in più, ha un ritmo umano e non ti senti sempre costretto a rincorrere le cose. Poi si mangia talmente bene che quello è davvero l’unico pericolo! Sono felicissimo di sapere che al Massaua c’è stato tanto entusiasmo per la serata, questo è un film in cui si sorride e ride, spero che nessuno si senta in colpa a dedicarsi momenti di sollievo in questo periodo difficile. Non credo rimarranno delusi».

 

INTERVISTA A RICCARDO MILANI

Come mai ha scelto di girare il remake della commedia francese “Tutti in piedi”?

«Perchè è stata l’occasione di raccontare una storia con al centro la disabililtà, affrontata con  una storia d’amore e però anche in forma di commedia. Ridiamo insieme a loro, per riuscirci è stato fondamentale avere accanto le associazioni di categoria, in ogni fase ci hanno aiutato per mantenere il giusto equilibrio, per avere più libertà e nessun freno censore autoimposto, ci hanno spinto anzi ad andare giù pesante con l’ironia, come tra loro fanno normalmente, quotidianamente: ci hanno spinto con il loro atteggiamento a scrivere anche battute feroci, senza nessun atteggiamento di inutile pietismo. Rispetto all’originale abbiamo cercato di cambiarne alcuni aspetti per renderlo italiano, siamo un Paese diverso dalla Francia e la nostra ironia è diversa, è stato uno sforzo rendere credibile in Italia questo tipo di situazione».
Come descriverebbe i suoi personaggi?
«Quello interpretato da Pierfrancesco è un italiano pessimo, un uomo orribile che fa della conquista, di cose inutili i suoi parametri di vita: avere tante donne senza alcun rapporto stabile, la scommessa con gli amici per cui si butta in un’impresa terribile… ma da lì potrà capire  qualcosa in più sul mondo esterno.
Miriam ha fatto un lavoro straordinario, di preparazione tecnica in prima battuta: il problema è stato cercare di avere dimestichezza e familiarità con la sedia a rotelle, doveva essere padrona del mezzo e si è portata una sedia a casa per qualche mese, ci ha preso confidenza. Poi ha tenuto un contatto diretto con alcune ragazze che l’hanno assistita (tra cui la campionessa italiana di tennis a rotelle) e anche come violinista doveva sembrare credibile, il suo ruolo ha interessi, stimoli e passioni che quello di Favino non ha. Solo a quel punto ha potuto dedicarsi interamente al personaggio».
Un ricordo dal set?
«Torino è una città a cui sono molto legato, ci avevo già girato “Benvenuto Presidente”, mi piace molto facile lavorarci, ci sono tanti stimoli.
Avevamo quasi chiuso le riprese due anni fa, ci mancava un giorno solo e non abbiamo potuto farlo, perché si è chiuso tutto per il lockdown, se non dopo 4 mesi, siamo stati forse la primissima troupe a riprendere a giugno 2020 quando si iniziava a riaprire qualcosa. E’ stato emotivamente importante, un episodio che non dimenticherò».