Intervista ad Abel Ferrara, i suoi film in rassegna al Massimo

A ottobre il Cinema Massimo dedica una rassegna ai suoi film (tra cui spicca il capolavoro “Il cattivo tenente”) e ad aprirla è stato presente anche lui, Abel Ferrara, regista newyorkese con la fama di artista maledetto e un passato segnato da abusi di droghe e rapporti difficili con i suoi attori e collaboratori. Da qualche tempo Ferrara ha cambiato vita e aumentato i ritmi di lavoro: a Torino ha presentato il suo penultimo film, “Siberia”, in gara lo scorso febbraio a Berlino.

Ferrara, vedendo in questa rassegna i suoi esordi e i film più recenti si può scoprire quanto è cambiato in questi anni?

«E’ difficile da dire. Ovviamente io sono cambiato molto per le esperienze che ho fatto nel corso della vita: il mio modo di esprimere me stesso oggi è diverso rispetto a trent’anni fa, più consapevole. Quando vivevo in centro a Manhattan mi sentivo in cima alle montagne, il re del mondo: ma ho capito che non è quello a determinare la qualità di un uomo, a renderti migliore».

Da qualche tempo ha scelto di vivere in Italia, a Roma: come mai?

«Sono di origini italiane, la mia famiglia è emigrata dalla Campania negli Stati Uniti. Ora vivo a piazza Vittorio, a Roma, e ho girato tanto in tutto il Paese: mi piace l’Italia per la sua gente e anche perché non esistono due città che si assomigliano! Ogni luogo è diverso dall’altro, c’è sempre qualcosa di bello da scoprire. Torino, Venezia, Catania… ogni posto è incredibile, mi piace provare a capirli».

Ha visitato il Museo del Cinema alla Mole: lo conosceva già?

«Sì, sono già stato a visitarlo ma torno sempre con grande emozione: il cinema è una materia fragile, la Mole è un posto così speciale, è il luogo perfetto per omaggiarlo. Mi piace molto Torino, negli anni sono venuto spesso, anche al festival, e accetto sempre volentieri un invito».

Nel film che ha presentato a Venezia, “Sportin’ Life”, si vede anche la sua vita ai tempi della pandemia: cosa pensa di questa situazione?

«Che è uno schifo! Un vero incubo: dobbiamo convivere, purtroppo, con l’idea che i nostri figli andando a scuola possano contagiarsi e magari, attraverso un bacio, farci ammalare. E’ un momento difficile: dobbiamo stare attenti, proteggerci e rimanere vivi».

Tra pochi giorni negli Usa si vota: Trump o Biden?

«La mia idea di leader è diversa, mi piace chi ha passione, vorrei un presidente così. Inoltre non mi piace il modo in cui Trump si atteggia, il suo modo di far diventare tutto un grande show».

(intervista realizzata per Torino CronacaQui)