Questa sera sarà ospite del cinema Massimo, insieme alla regista Isabella Sandri e al produttore Giuseppe Gaudino, per presentare alle 19,15 il film “Un confine incerto”, in cui è protagonista con un ruolo decisamente diverso da quello per cui il grande pubblico ha imparato ad amarlo: Moisé Curia, attore lanciato in tv dalla serie “Braccialetti rossi”, ha offerto una performance di grande impatto emotivo, interpretando un ragazzo che vive con una bambina in un camper nel bosco, mentre la polizia indaga su una rete di pedofili.
Dopo un anno e mezzo dal passaggio al Torino Film Festival “Un confine incerto” arriva in sala.
«Sì, finalmente! Non nascondo che è stato un ruolo bellissimo ma complicato, in alcuni momenti mi ha anche spaventato. Ho lavorato moltissimo sul personaggio di Richi, cercando di puntare sul legame con la bambina, ripensando a quando ero piccolo e a ciò che mi legava ai miei fratelli. E’ un’esperienza per cui ringrazio ancora oggi la regista».
Come è avvenuta la selezione per il ruolo?
«Ammetto che non ho mai sostenuto un vero provino: ho incontrato Isabella tre anni prima dell’inizio delle riprese, avevo 22 anni e il successo televisivo non c’era ancora stato. Mi ha parlato del film, mi ha presentato il personaggio e via via abbiamo iniziato a lavorarci insieme: ho letto varie stesure del copione e abbiamo fatto un anno di prove prima del primo ciak. Al punto che poi rivedermi sul grande schermo è stato davvero straniante».
Probabilmente anche il pubblico che l’ha amata in “Braccialetti rossi” resterà spiazzato.
«Il bello del mestiere dell’attore è anche riuscire a interpretare un ruolo così lontano da come si è davvero, e anche non fermarsi a un solo tipo di personaggi. “Braccialetti” è stata un’esperienza indimenticabile, ancora mi capita che qualcuno per strada mi fermi perché si ricorda di me: eravamo un bel cast molto giovane, ci ha permesso di farci conoscere a un pubblico ampio ed è stata una grossa palestra per tutti. A me ha aperto le porte del cinema d’autore, realizzando il mio sogno».
Avevate già presentato “Un confine incerto” al Torino Film Festival, che ricordi ha?
«Quella volta mi sono divertito molto, è il posto perfetto per il cinema d’autore. Ricordo tanta gente alla proiezione e tanti che si sono fermati poi per parlare del film: è una grande vetrina e un punto di riferimento per chi fa il nostro lavoro».
Su cosa sta lavorando in questo periodo?
«Sono molto coinvolto nella scrittura per il teatro, sto per debuttare, anche come attore, con “Il terzo round”, che porterò in tutta Italia appena sarà possibile. Ho anche ricevuto proposte interessanti che sto valutando, ci sono bei lavori cinematografici all’orizzonte».
Di Carlo Griseri