DOCUMENTO DI TORINO SULLE SALE CINEMATOGRAFICHE – 2 dicembre 2022
Esercenti, autori, professionisti del cinema italiano al Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, alla Sottosegretario di Stato al Ministero della cultura Lucia Borgonzoni e al Presidente della Commissione cultura della Camera dei Deputati Federico Mollicone.
PREMESSA
Questo documento, nato dalle riflessioni emerse nel corso del Convegno Cinema, mon Amour. L’avventurosa storia del cinema nelle Sale, promosso dal Museo del Cinema di Torino e dal Torino Film Festival, intende porre all’attenzione dei decisori politici e dell’opinione pubblica l’ormai ineludibile necessità di rifondare gli equilibri riguardanti la distribuzione e la fruizione dei prodotti cinematografici, in considerazione di ragioni non soltanto economiche, ma anche, e soprattutto, sociali e culturali. Con questo documento si intende ribadire con forza la funzione centrale delle sale cinematografiche per lo sviluppo e il mantenimento delle relazioni sociali e dell’integrazione, in quanto dispositivi che promuovono, direttamente e indirettamente:
• coesione
• inclusione sociale
• cultura
• educazione in tutti i territori soprattutto in quelli caratterizzati dallo sfilacciamento dei legami e dalla deprivazione culturale.
La pandemia ha accelerato e amplificato trasformazioni che erano già in atto prima del suo arrivo. Tra queste, risulta essere eclatante la globalizzazione di alcuni consumi culturali riguardanti l’intrattenimento. Si è amplificata l’offerta di prodotti costruiti in modo standardizzato e globalizzato, progettati e diffusi per un tipo particolare di fruizione, quella atomizzata, individuale, privata. Si tratta di un’epocale, massiccia privatizzazione domestica degli atti riferiti all’acquisto di beni e servizi anche culturali, mai vista in precedenza nella storia.
Questa trasformazione ha imposto una grande sofferenza economica alle sale cinematografiche, ma ha inferto anche una più ampia sofferenza al tessuto sociale nel suo insieme. Infatti, se, da un lato, le sale sono in difficoltà anche a causa della privatizzazione dei consumi culturali e dei disequilibri presenti nella distribuzione e nella fruizione dei prodotti cinematografici, dall’altro tale privatizzazione arriva a intaccare e a impedire la loro funzione di integrazione sociale. In altre parole, l’attuale assetto del mercato impedisce loro di svolgere la consueta funzione di presidi sociali e culturali dei territori, talvolta gli unici presidi presenti in quelli più periferici.
L’isolamento spezza i legami sociali, o li indebolisce. Dopo la pandemia, le persone hanno risposto all’isolamento riversandosi per le strade, in particolare nei dehor di bar e ristoranti, anche per soddisfare il bisogno di appartenenza. Tuttavia la creazione e il mantenimento dei legami sociali non possono avere luogo soltanto attraverso la condivisione, pubblica o privata, del cibo. La creazione e il mantenimento dei legami sociali si attua, in larghissima misura, anche attraverso il soddisfacimento di bisogni culturali e di simbolizzazione, come avviene nelle scuole, nei musei, nelle biblioteche, nei teatri e nelle sale cinematografiche.
Un sistema sociale accorto è consapevole del fatto che la costruzione e il mantenimento dei legami sociali sono operazioni vitali per la tenuta della società ed è consapevole che ogni parte del sociale deve impegnarsi in questo lavoro di costruzione e di mantenimento.
Un sistema sociale accorto non può perdere le sale cinematografiche, strumenti semplici, ma molto efficaci, di creazione e di mantenimento dei legami sociali, quindi di integrazione sociale; sistemi che, a fronte di costi contenuti, rendono moltissimo in termini di coesione sociale, di appartenenza, di costruzione dell’identità sociale, di educazione, di cultura.
Una società accorta, attenta al proprio interesse collettivo, non subisce i processi di trasformazione, li governa nel proprio interesse, anche con attività di mediazione tra i differenti portatori di interesse presenti nella società, in virtù, appunto, dell’interesse comune.
La politica deve saper governare tali processi, riflettendo su quale sia l’interesse della collettività soprattutto in termini di integrazione sociale e di cultura, anche proteggendo e sostenendo quei dispositivi che hanno dimostrato, nella loro lunga storia, di saper operare efficacemente in termini di inclusione, come le sale cinematografiche.
PROPOSTE D’INTERVENTO
Il ruolo sociale, artistico, culturale e formativo delle sale è riconosciuto dal sistema giuridico italiano. L’art. 3 della Legge 220/2016 dispone che: “l’intervento pubblico a sostegno del cinema e dell’audiovisivo riserva particolare attenzione alla valorizzazione del ruolo delle sale e dei festival quali momenti di fruizione sociale collettiva del prodotto cinematografico”.
Tali funzioni, dichiarate ma non sufficientemente presidiate dal legislatore, potranno essere rilanciate da una serie di interventi coordinati, che in passato più volte sono stati invocati, senza risultato, da una parte del settore dell’esercizio e dagli autori. Per rendere esecutivi gli obiettivi qui di seguito proposti sarebbe opportuno predisporre provvedimenti che abbiano una portata almeno quinquennale.
I. Le finestre
Il sistema delle finestre, definito anche “cronologia dei media”, era presente nella Direttiva TV senza frontiere del 3 ottobre 1989 e prevede, proprio a garanzia della centralità della sala, che la prima uscita dei film avvenga nelle sale cinematografiche. Le successive uscite sono definite secondo delle regole che garantiscono uno sfruttamento razionale delle diverse forme di diffusione.
Fondamento di tale sistema è quello di evitare che forme di sfruttamento a costo inferiore cannibalizzino il mercato delle forme di sfruttamento a costo maggiore, in ragione anche di criteri concorrenziali adottati dalle piattaforme ispirati al ribasso delle tariffe di abbonamento.
L’introduzione di finestre progressive permetterebbe una gerarchia ponderata rispetto ai vari sfruttamenti sui diversi mezzi di diffusione. Attualmente in Italia esiste un’unica finestra di 90 giorni dopo l’uscita in sala, che include indistintamente tutte le forme di sfruttamento previste dopo la sala, a questa finestra sono sottoposti soltanto i film di nazionalità italiana.
Con una nuova regolamentazione la cronologia dovrebbe essere estesa ai film di tutte le nazionalità e dovrebbe avvenire sulla base del seguente schema:
1. Uscita primaria nelle sale cinematografiche.
2. Uscita home video fisico (Dvd/Blu-ray) o digitale (transazionale VOD-EST) dopo 90 giorni.
3. Uscita Pay Tv dopo 6 mesi.
4 . Uscita SVOD (cioè sulle piattaforme come Netflix, Amazon, Apple tv, Disney…) dopo 12 mesi.
5. Uscita TV generaliste dopo 22 mesi.
II. Contributi selettivi
Il sistema delle sale, in particolare quella parte che si muove al di fuori di uno schema meramente commerciale, deve poter contare su uno status particolare. Norme e contributi mirati di sostegno sono necessari sia per una programmazione più accurata delle opere innovative e audaci, sia per l’insieme delle attività svolte dalle sale virtuose. Il che richiede un impegno culturale di rilievo e un rischio imprenditoriale più elevato. In tal senso vanno introdotti i contributi selettivi anche per l’esercizio, sul modello dei contributi selettivi alla produzione, che già esistono seppur in misura ridotta e insufficiente.
Il sostegno selettivo è rivolto all’insieme delle attività svolte dall’esercente per raggiungere il pubblico in profondità con iniziative di vario genere soprattutto in quelle aree nelle quali ci sia una carenza di esercizi.
III. Incremento della qualità della produzione.
La disaffezione del pubblico nei confronti della sala dipende anche dalla qualità delle opere che sono proposte al pubblico. La maggioranza della produzione italiana è sostenuta con il tax credit che di fatto è un sostegno automatico all’impresa. Le opere finanziate fino al 40% con il tax credit non sono sottoposte ad alcun vaglio da parte di esperti che ne valutino la qualità. Si realizzano così, nella maggior parte dei casi, film scadenti che non hanno il gradimento del pubblico. Per invertire la tendenza è opportuno incrementare il sistema selettivo alla produzione. Va pertanto riequilibrato il rapporto tra contributi selettivi, attualmente pari a meno del 10% dell’intero fondo di sostegno e i contributi automatici (incluso il tax credit) che rappresentano più del 90%. Per raggiungere un equilibrio virtuoso fra le due modalità di sostegno sarebbe necessario elevare i contribuiti selettivi almeno al 30% delle risorse esistenti.
Parallelamente, per migliorare la qualità dei film finanziati, c’è la necessità che le sceneggiature e i progetti nel loro insieme siano sottoposti al vaglio di esperti in grado di valutarne al meglio qualità e fattibilità. La composizione delle commissioni deve essere rimodulata prevedendo anche la presenza dei professionisti del cinema come registi, sceneggiatori, produttori, esercenti, critici. Inoltre, per evitare un ipotetico conflitto d’interessi tra chi giudica e chi viene giudicato, si deve limitare il mandato degli esperti a 6/8 mesi. Va infine previsto un compenso per il lavoro svolto dagli stessi esperti, i quali attualmente valutano centinaia di progetti senza alcuna remunerazione.
IV. Alfabetizzazione del giovane pubblico
Assistiamo ad un progressivo invecchiamento del pubblico e ad un quasi inesistente frequentazione delle sale da parte delle nuove generazioni. Ancor prima di programmi di formazione si deve parlare di “alfabetizzazione” di quella “generazione digitale” che è nata e cresciuta guardando i film sui monitor dei computer. Per invertire tale tendenza sono necessari dei significativi momenti di educazione alla visione nella sala buia su grande schermo dei nuovi spettatori per abituarli al passaggio dall’ individualizzazione della fruizione di un film sul cellulare, alla visione collettiva in sala. Tali attività devono essere predisposte e coordinate con specifici programmi curati da esercenti, autori e docenti.
V. Riduzione del costo del biglietto per la fascia di pubblico sotto i 15 anni
Il costo del biglietto non è irrilevante per la questione della frequentazione delle sale, anche rispetto al risibile costo dell’abbonamento praticato dalle piattaforme. Un prezzo calmierato di 4,00 €, deve essere riservato a chi si avvicina per la prima volta alla visione in sala, in particolare per gli spettatori sotto i 15 anni. Ma la differenza con il prezzo corrente del biglietto non deve essere posta a carico dell’esercizio. Si propone quindi di eliminare l’iva sul prezzo del biglietto e di destinare le risorse derivate a sostegno di tale attività per la promozione del cinema nella fascia di pubblico sotto i 15 anni.
VI. Mediatore cinematografico
I rapporti tra distribuzione ed esercizio sono spesso improntati a un rapporto non paritario. A volte il distributore esercita pressioni commerciali rifiutando o imponendo una programmazione di film che può non coincidere con le esigenze della sala. Per dirimere le questioni legate ai rapporti tra distribuzione e esercizio si propone di istituire la figura del mediatore cinematografico con competenza sulla materia.
V. Festival
I festival sono un indispensabile momento per il riavvicinamento del pubblico alla visione sul grande schermo e per la presentazione delle opere che innovano i linguaggi del cinema. In tal senso andrebbe esclusa la partecipazione ai concorsi dei festival sostenuti con risorse pubbliche, in particolare a quello per il Leone d’oro della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, di film prodotti dalle piattaforme per i quali con sia prevista un’uscita in sala e una relativa opportuna programmazione. Andrebbe esclusa altresì la possibilità per i festival di diffondere in streaming i film da essi selezionati.
VI. Servizio pubblico televisivo
Il servizio pubblico attraverso i numerosi canali della Rai può diventare un fondamentale veicolo promozionale per incentivare la visione dei film in sala e per informare il pubblico. Andrebbe prevista una fascia quotidiana dedicata al cinema e alla promozione delle sale che svolgono un lavoro capillare sul territorio. In particolare andrebbe valorizzata anche l’assegnazione annuale del Premio Carlo Lizzani, premio collaterale della Mostra di Venezia e destinato all’esercente italiano più coraggioso.
Gli estensori: Gaetano Renda (Schermi Indipendenti Associati), Francesco Ranieri Martinotti (ANAC), Anna Rosa Favretto, Elisa Vittone, Domenico Dinoia (Fice).