Al TFF39 le origini del cinema muto italiano narrate da Isabella Rossellini (o Fanny Ardant)

AL 39. TORINO FILM FESTIVAL come Evento Speciale è in programma “ITALIA il fuoco, la cenere“, un film di Céline Gailleurd e Olivier Bohler con le voci di Isabella Rossellini per la versione italiana e Fanny Ardant per la versione francese, un viaggio visionario nelle origini, il trionfo, la morte e il mito del cinema muto italiano.

Un viaggio documentato, lirico e visionario, dentro un universo troppo spesso sconosciuto: le origini del cinema muto italiano. Un’arte e un’industria folgorante, che ha fatto brillare le prime star internazionali, dato vita al peplum, a melò e film avventurosi, e lanciato i primi cineasti. Nel suo mondo di fasti e deliri romantici, tra il simbolismo di Verdi e il decadentismo dannunziano, questo cinema ha goduto di fama internazionale, affascinando folle, intellettuali e artisti di tutta Europa, fino ad arrivare negli Stati Uniti e in Sudamerica. I protagonisti di ITALIA – Il fuoco, la cenere sono registi e registe, attori e attrici, tecnici e critici che hanno contribuito all’esuberante originalità di quel cinema. Raccontato dalla voce di Isabella Rossellini per l’edizione italiana, e di Fanny Ardant per quella francese, che interpretano le eccezionali immagini d’archivio – di cui molte inedite e rare – attraverso le parole originali di chi ha contribuito e assistito a quella rivoluzione estetica e culturale, il film fa riaffiorare un’epoca di splendori e la storia di un Paese, che presto cadrà nel baratro del fascismo. Un’arte dedita al sublime, alla raffinatezza e alla morte, dalle cui ceneri rinascerà una delle più grandi cinematografie del mondo.

Spiegano gli autori: “Abbiamo scelto di lasciare la parola a coloro che quelle immagini le hanno create o ne sono stati spettatori. Pirandello, Dalì, Canudo, Gramsci, Pastrone, Fellini, la Bertini… loro stessi ci fanno rivivere ciò che questi uomini e queste donne hanno visto in quei film, ciò che li ha estasiati, meravigliati o stravolti. Le bobine in nitrato, sopravvissute nelle Cineteche d’Europa che abbiamo visitato, incarnano tutta la memoria del cinema e la fragilità stessa di questa memoria, la sua bellezza splendente e la sua inesorabile decomposizione. Guardandole, abbiamo preso coscienza che l’archivio è, esso stesso, materia estetica…“.